Politiche sociali – È stato presentato a Roma il Rapporto annuale del CNEL sui servizi sociali territoriali. Il servizio è di Giovanna Carnevale.
Dal 2019 al 2022 la spesa sociale territoriale è cresciuta del 18%, raggiungendo la cifra di 8,9 miliardi di euro, pari allo 0,46% del PIL italiano. L’analisi svolta dal Cnel evidenzia però forti disomogeneità, non solo tra le diverse Regioni, ma anche all’interno delle stesse e dei singoli contesti locali. Oltre il 50% dei “micro-Comuni”, ad esempio, si colloca al disotto dei fabbisogni standard. Nonostante nel lungo periodo la spesa sia cresciuta maggiormente nel Sud e nelle Isole, i territori più esposti a rischi strutturali continuano comunque ad essere quelli del Mezzogiorno, dove la crescita della spesa non è ancora sufficiente a compensare i ritardi accumulati.
Lavoro e disabilità: torna online la piattaforma nazionale gratuita
Nuove opportunità – È tornata attiva la piattaforma nazionale gratuita per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro per le persone con disabilità. L’iniziativa, creata dall’Associazione Andel insieme a Value People e alla Fondazione Allianz UMANA MENTE, è stata aggiornata secondo le nuove tecnologie e resa più efficace per facilitare le azioni di matching.
«Ora – spiega Marino Bottà, presidente di ANDEL – stiamo avvalendoci anche dell’intelligenza artificiale per facilitare le azioni di matching».
«Al fine di evitare fraintendimenti e creare false aspettative – precisa Bottà -, è bene sottolineare che ANDEL non attiva una ricerca di lavoro per i singoli iscritti sulla piattaforma, ma facilita l’incontro domanda/offerta. Nel momento, quindi, in cui vi sia una richiesta proveniente da un’azienda, l’operatore addetto alla piattaforma avvia la ricerca e la selezione, inviando inoltre i curricula in formato anonimo alle aziende che ritiene possano essere interessate. Successivamente le persone selezionate verranno contattate da ANDEL per verificare la loro disponibilità e verranno messi in contatto con l’azienda interessata. Se necessario, un operatore affiancherà il candidato nel colloquio con l’azienda, e fornirà le necessarie consulenze e suggerimenti affinché l’inserimento abbia un esito positivo. Ove servirà, infine, verranno attivati inserimenti in Cooperative Sociali e percorsi di accompagnamento al lavoro tramite tirocini extracurriculari. Sempre sul sito, infine, si può accedere agli annunci di lavoro pubblicati dalle aziende cliccando su Consulta le posizioni lavorative. Tutti i servizi a favore delle persone con disabilità, va ricordato in conclusione, sono gratuiti»
Violenza di genere, dati allarmanti: per molti uomini è ancora “giustificata”
Perché non accada – Una recente indagine dimostra l’urgenza di politiche strutturali per contrastare la violenza di genere. Il servizio di Giovanna Carnevale.
La violenza economica è considerata accettabile da un uomo su tre, e lo è per quasi la metà dei maschi giovani e giovanissimi. Per uno su quattro, poi, la violenza verbale e quella psicologica sono ampiamente motivate da provocazioni e presunti comportamenti scorretti delle donne. Sono alcuni dei dati, preoccupanti, della ricerca condotta da ActionAid con l’Osservatorio di Pavia sulla percezione della violenza e delle discriminazioni in Italia. ActionAid chiede al Governo e al Parlamento che almeno il 40% delle risorse annuali del Piano antiviolenza sia vincolato alla prevenzione primaria e a un piano strategico ad hoc, che vada oltre l’educazione nelle scuole.
Stati Generali Anffas: Milano ospita la tappa finale, ora si apre una nuova fase
Nel nome dei diritti – Domani e dopodomani a Milano la tappa finale degli Stati Generali di Anffas che ha raccolto in ogni Regione d’Italia le istanze relative alle disabilità intellettive e ai disturbi del neurosviluppo. Ora, sottolinea l’associazione, si apre una nuova fase per migliorare le leggi e i servizi per le persone.
“Un duplice appuntamento in regione Lombardia per chiudere il cammino che Anffas ha iniziato ormai due anni fa e che ha visto coinvolto il nostro intero movimento associativo, le istituzioni, le famiglie e, soprattutto, le nostre persone” dichiara Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas “La voce diretta degli Autorappresentanti ha infatti attraversato tutto il territorio nazionale rimarcando l’urgenza di intervenire per rendere realmente esigibili i diritti delle persone con disabilità in ogni ambito della loro vita: non hanno usato mezzi termini ma hanno indicato, attraverso le loro dirette esperienze di vita vissuta, tutto ciò che ancora oggi non funziona e non rispetta la loro dignità e quella delle loro famiglie”. Conclude il presidente Speziale: “Gli Stati Generali hanno rappresentato un momento di riflessione e confronto che però non si chiude con gli appuntamenti di Milano ma che anzi apre una nuova fase di responsabilità e attuazione di tutte le istanze emerse”.
Emilio Rota, Presidente Anffas Lombardia: “All’interno di questa roadmap milanese di 3 giorni, che vede Anffas tutta impegnata in un’azione di Advocacy proiettata su obiettivi futuri, siamo lieti di poter celebrare gli Stati Generali sulle disabilità intellettive e del neurosviluppo della nostra Regione, cui seguiranno gli Stati Generali sulle disabilità intellettive e del neurosviluppo nazionali”.
Decreto Sicurezza e madri detenute: l’appello per un’alternativa umana alla pena
Donne dietro le sbarre – Dop caso della 24enne incinta in carcere a Venezia risale l’attenzione sugli effetti del decreto Sicurezza. Il servizio è di Giovanna Carnevale.
Nel nostro Paese ci sono attualmente 28 donne madri in carcere, di cui alcune incinte, e 26 figli. E un peso importante sui numeri dipende dalla norma, contenuta nel decreto Sicurezza, che rende facoltativo, e non più obbligatorio, il rinvio della pena per le donne in gravidanza e con figli sotto i 3 anni. Per il Garante campano dei detenuti, Samuele Ciambriello, c’è chi si vanta di questa disumanità, ma il carcere non può essere l’unica risposta per una donna incinta che ha commesso un reato. Nessun bambino o bambina dovrebbe crescere dietro le sbarre.
Studenti iraniani fermi in patria: l’Italia non concede i visti
Studiare in Italia – Centinaia di studenti iraniani regolarmente iscritti nelle nostre università sono da mesi bloccati in Iran perché l’ambasciata italiana non fissa l’appuntamento per l’esame della domanda di visto. Una situazione grave che si spera sia presto sbloccata, grazie al ricorso dell’Associazione Studi Giuridici per l’Immigrazione, che il Tribunale di Torino ha già accolto.
Ogni anno oltre 3.000 studenti e studentesse iraniani vengono ammessi nelle università italiane, che vantano intensi contatti con la comunità iraniana; questa rappresenta infatti la più numerosa comunità di studenti stranieri (oltre 13.000) del cui apporto beneficia anche l’Italia, paese che è al penultimo posto in Europa per numero di laureati.
Una volta ammessi all’università, però, gli studenti devono ottenere il visto di ingresso entro il 30 novembre e quest’anno l’ambasciata italiana a Teheran ha comunicato l’apertura delle prenotazioni per il visto solo il 2 maggio per chiuderla 6 giorni dopo proprio fino al 30 novembre; ciò sta rendendo di fatto impossibile ottenere tempestivamente il visto, con la conseguente “condanna” degli studenti alla perdita dell’anno accademico.
Accogliendo il ricorso di un cittadino iraniano e di ASGI (che ha agito in favore di tutti gli altri esclusi) il Tribunale di Torino (giudice Chiara Comune) ha ordinato al Ministero degli Esteri e della Cooperazione italiana (MAECI) e all’Ambasciata italiana a Teheran di fissare l’appuntamento per l’esame delle domande entro il 30 novembre. Centinaia di studenti stanno già da ieri pressando l’Ambasciata per ottenere la data dell’appuntamento.
Legge di Bilancio, gli emendamenti FISH per un’Italia più inclusiva
La FISH ha presentato i suoi emendamenti alla Legge di Bilancio per le persone con disabilità. L’obiettivo è garantire risorse adeguate e strutturali per realizzare politiche realmente orientate alla realizzazione personale, all’inclusione sociale e lavorativa. Basta, afferma l’associazione, con le logiche emergenziali e assistenzialistiche.
“Le persone con disabilità e le loro famiglie non possono continuare a essere marginali nei processi di programmazione economica nazionale. È necessario un cambio di paradigma che metta l’inclusione, l’autonomia e la dignità al centro dello sviluppo del Paese”, dichiara Vincenzo Falabella, presidente della FISH.
Gli interventi proposti dalla Federazione si articolano su quattro direttrici strategiche:
1.Garanzia di risorse stabili e continuative per politiche e interventi finalizzati alla piena partecipazione delle persone con disabilità alla vita economica e sociale, attraverso percorsi personalizzati di inclusione lavorativa, formativa e comunitaria. Gli emendamenti prevedono il potenziamento dei fondi per l’inclusione attiva, la vita indipendente e l’accessibilità universale ai servizi.
2.Sostegno concreto ai caregiver familiari, riconoscendo il loro ruolo fondamentale nel sistema di welfare e assicurando strumenti economici, previdenziali e di conciliazione vita-lavoro che ne valorizzino la funzione di cura e di accompagnamento quotidiano.
3.Realizzazione di un sistema integrato di servizi di prossimità, capace di rispondere in modo personalizzato e tempestivo ai bisogni delle persone e delle famiglie nei territori, promuovendo la permanenza della persona nel proprio contesto di vita e la deistituzionalizzazione.
4.Rafforzamento della governance delle politiche sulla disabilità, attraverso la stabilizzazione di sedi di confronto strutturato e partecipato con le organizzazioni rappresentative e con il Terzo Settore, al fine di garantire una programmazione realmente condivisa, efficace e coerente con la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità.
La FISH ribadisce che la disabilità non è una questione settoriale, ma un tema trasversale che riguarda l’equità, la crescita e la coesione sociale del Paese. Le politiche di bilancio devono dunque abbandonare la logica emergenziale o assistenzialistica, per investire in modo strutturale in autonomia, partecipazione e pari opportunità.
“Non chiediamo interventi episodici, ma una visione di lungo periodo che consideri le persone con disabilità e le famiglie come soggetti attivi di co-progettazione e corresponsabilità nelle politiche pubbliche. È questa la condizione per un welfare davvero inclusivo, sostenibile e generativo”, conclude Vincenzo Falabella.
Coppie civili escluse dai permessi 104 in carcere: la denuncia di Arcigay
Un doppio standard – Arcigay esprime preoccupazione in merito a una circolare del Dipartimento penitenziario che escluderebbe le coppie unite civilmente dal diritto ai permessi 104 per l’assistenza ai familiari. Secondo il segretario generale dell’associazione, Gabriele Piazzoni, si utilizzano cavilli formali per negare i diritti. “E’ inaccettabile, chiediamo l’intervento immediato del Ministro Nordio”.
“Apprendiamo con sconcerto che il DAP utilizza cavilli formali per negare diritti fondamentali al personale unito civilmente”, dichiara Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay. Che prosegue: “Questa decisione è discriminatoria e contrasta palesemente con i principi costituzionali di uguaglianza. Mentre l’INPS, già nel 2022, aveva chiarito l’estensione dei benefici alle unioni civili, il Dipartimento Penitenziario sceglie una interpretazione restrittiva che crea cittadini di serie A e di serie B. La pubblica amministrazione dovrebbe essere garante di uguaglianza, non amplificatore di discriminazioni – prosegue Piazzoni. – Chiediamo al Ministro della Giustizia Nordio di intervenire immediatamente per ristabilire la legalità e garantire che nessun lavoratore o lavoratrice sia discriminato in base all’orientamento sessuale e all’identità di genere o alla forma della propria unione affettiva”.
Società
Servono nuove regole – Sui social dei genitori influencer i figli minori appaiono in 1 contenuto organico su 2 e in 1 sponsorizzato su 4. Ascoltiamo Flavia Brevi di Terre des Homme Italia
La riflessione nasce dalla ricerca “Protagonisti consapevoli? La tutela dei minorenni nell’era dei family influencer”, svolta da Terre des Hommes Italia insieme a Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria (IAP) e ALMED (Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, con il supporto dell’avvocata Marisa Marraffino, esperta di diritto dei media digitali e la partnership tecnica di Not Just Analytics.
Dalla ricerca quali-quantitativa, che analizza 20 profili di family influencer e 1334 contenuti social per capire come sono mostrati figlie e figlie, emerge che i/le minori appaiono in 1 contenuto organico su 2 e in 1 sponsorizzato su 4. In un terzo circa dei contenuti pubblicitari, i bambini e le bambine risultano essere parte attiva dell’advertising: ad esempio scartano il prodotto, lo presentano, lanciano la promozione. Nella maggior parte dei contenuti in cui appaiono minori, inoltre, non sono adottate forme di tutela della privacy per i più piccoli, ad esempio riprese di spalle, immagini pixellate o l’aggiunta di emoticon sul viso. Nei contenuti organici tali forme di tutela appaiono nel 7% dei contenuti; la percentuale si abbassa al 2% se si considerano i contenuti pubblicitari. Nel 29% dei contenuti si riscontrano situazioni potenzialmente problematiche rispetto alla privacy: nel 21% dei casi sono mostrati momenti intimi come il bagnetto, il cambio del pannolino, la nanna; nel 6% dei contenuti il minore è coinvolto in trend o challenge; nel’1% dei casi il minore è colto in un momento critico (rabbia, tristezza, difficoltà).
Assegno di cura ripristinato: Aisla revoca la manifestazione a Potenza
Aisla ha revocato la manifestazione prevista per oggi a Potenza dopo un confronto con la Regione Basilicata: l’assegno di cura verrà ripristinato. Ascoltiamo la segretaria nazionale Pina Esposito.
Nasce Justice Fleet: 13 ong unite dopo il rinnovo del memorandum Italia-Libia
Dopo anni di crescenti violazioni dei diritti umani da parte della cosiddetta Guardia costiera libica e dopo il rinnovo del memorandum Italia-Libia, 13 ong tra cui Sea Watch e Mediterranea Saving Humans si uniscono in una nuova alleanza, la Justice Fleet, e sospendono le comunicazioni operative con il Centro congiunto di coordinamento dei soccorsi di Tripoli, in Libia.
13 organizzazioni di ricerca e soccorso nel Mediterrano centrale hanno annunciato la costituzione della Justice Fleet, supportata dal Centro europeo per i diritti costituzionali e umani e dall’organizzazione Refugees in Libya. È una risposta alla coercizione degli Stati europei a comunicare con le milizie libiche, autori di quotidiane violenze in mare e in opposizione al rinnovo tacito del Memorandum d’Intesa Italia-Libia. Le organizzazioni parte della Justice Fleet hanno deciso di interrompere le comunicazioni operative con il Centro congiunto di coordinamento dei soccorsi di Tripoli, in Libia (JRCC), a cui le costringe la Legge 15/23 nota come “decreto Piantedosi”, integrato nel decreto flussi.
Il Centro coordina gli interventi violenti di cattura e respingimento della cosiddetta Guardia costiera libica e non può essere considerato un’autorità competente. La Libia non è un luogo sicuro per le persone in fuga. Inoltre, il JRCC di Tripoli non soddisfa gli standard internazionali necessari al funzionamento di un centro per il coordinamento dei soccorsi: non è raggiungibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7, manca di capacità linguistica e non dispone di un’infrastruttura tecnica adeguata per coordinare le operazioni di soccorso.
Da 10 anni, le organizzazioni di ricerca e soccorso hanno documentato la violenza sistematica perpetrata dalla cosiddetta Guardia Costiera Libica, una rete decentralizzata di milizie armate equipaggiate e addestrate con fondi dell’UE, in particolare dall’Italia. I naufraghi vengono intercettati con la violenza in mare, rapiti e condotti in campi dove tortura, stupri e lavori forzati sono una pratica sistematica. I tribunali europei e le istituzioni delle Nazioni Unite hanno da tempo riconosciuto la violenza organizzata che, secondo gli esperti legali, costituisce un crimine contro l’umanità.
Tali violenze sono state documentate società civile negli ultimi 10 anni, e un report costantemente aggiornato sarà disponibile da oggi sul sito justice-fleet.org. L’interruzione delle comunicazioni operative con il JRCC Libia potrebbe comportare multe, detenzioni o persino la confisca dei mezzi di soccorso della Justice Fleet da parte dello Stato italiano, in violazione del diritto internazionale. Dal 2023, il governo italiano ha detenuto illegalmente mezzi di soccorso ai sensi della cosiddetta Legge Piantedosi.




