Un po’ di giustizia


stock-photo-42143500-gavel-on-sounding-blockIl Tar della Lombardia ha riconosciuto il diritto del malato a interrompere il procedimento di alimentazione artificiale: in caso di diniego da parte dell’amministrazione, agli eredi è dovuto il risarcimento del danno. Una buona notizia per diverse associazioni: i giudici hanno semplicemente applicato la nostra Costituzione.

 

Importante sentenza che riconosce al malato il diritto di interrompere le cure in qualsiasi momento della propria patologia e l’amministrazione non può rifiutargli questa scelta, frutto di un diritto riconosciuto dalla nostra costituzione; diversamente è tenuta a risarcirgli il danno. È questa la sintesi della sentenza pubblicata, di recente, dal Tar Lombardia. In particolare, i giudici amministrativi hanno riconosciuto il diritto del malato, ormai da anni in stato vegetativo, a interrompere il procedimento di alimentazione e idratazione artificiale. In verità, il diritto ha una estensione illimitata, che non si limita solo ai casi di malati in coma o in stato vegetativo. Ogni infermo, infatti, deve prestare, prima delle cure, il proprio consenso informato. Detto consenso può anche essere revocato in qualsiasi momento, benché inizialmente accordato. Dunque, il diritto all’interruzione delle cure non fa altro che venir meno il consenso informato. Non solo. Se la pubblica amministrazione rifiuta la richiesta dei parenti della vittima di staccare la spina, è anche tenuta al risarcimento del danno a titolo ereditario per le sofferenze procurate con l’illegittimo ostruzionismo.