Firmato il protocollo d’intesa tra Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e Federazione Italiana Gioco Squash per diffondere la disciplina in tutte le sedi e implementare i percorsi di risocializzazione, in un quadro di rispetto delle regole. Si inizia con Sollicciano a Firenze per i detenuti, e con Casal del Marmo, a Roma, per i lavoratori del carcere.
Nasce all’inizio dell’800 proprio all’interno delle carceri, in Inghilterra, per consentire ai detenuti di tenersi in forma in ambienti chiusi, privi di finestre. E ora lo squash, sport che deriva dal tennis e registra una forte crescita sul territorio nazionale, entra anche negli istituti penitenziari grazie a un protocollo firmato dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e dalla Federazione Italiana Giuoco Squash. Il protocollo ha il fine di “attivare programmi di pratica della disciplina sportiva e di altre attività formative ed educative mirate al coinvolgimento delle persone detenute. L’accordo Dap- Figs – si legge in una nota – aggiunge un nuovo e importante tassello al decisivo impulso dato dall’Amministrazione penitenziaria e dalle Federazioni sportive per implementare la pratica dello sport nei percorsi risocializzanti delle persone detenute”. La prima esperienza pilota per la pratica dello Squash partirà dalla casa circondariale di Firenze Sollicciano, dove i tecnici della federazione hanno già individuato numerose aree idonee attraverso interventi di facile realizzazione. La Federazione Squash metterà a disposizione i propri istruttori qualificati per avviare le persone detenute alla pratica sportiva, mentre il secondo progetto interesserà l’impianto del Gruppo Sportivo della polizia penitenziaria Fiamme Azzurre, a Casal del Marmo, destinato alle attività Federali e al personale dell’amministrazione penitenziaria. E’ così che dopo il calcio e il rugby, anche lo squash entra nelle discipline tese a recuperare il benessere fisico e contribuire alla risocializzazione delle persone recluse. “Lo sport in carcere – prosegue la nota – offre alle persone detenute la possibilità di curare il benessere psico-fisico e di apprendere il rispetto per le regole e per l’avversario. La pratica sportiva coniuga l’aspetto della socializzazione e della tutela delle condizioni psico-fisiche dei detenuti con le altrettanto importanti esigenze educative, in un quadro di rigoroso rispetto delle regole”.