In acqua sulla croisett


“Le Grand Bain” è il titolo del film di Gilles Lellouche, presentato al Festival di Cannes, che racconta la storia di un gruppo di amici quarantenni alle prese con i guai della vita, ma con un obiettivo preciso: partecipare ai Mondiali di nuoto sincronizzato. Una commedia corale e sociale sullo sport più difficile, quello di accettarsi.

 

E se il lato comico è offerto da pigri corpi maschili impegnati in uno sport che fa di solito pensare alla naturale grazia delle donne, quello più psicologico è offerto dai dialoghi prima e dopo gli allenamenti, sotto l’occhio vigile di due ex campionesse della specialità, a loro volta segnate dal passato. Le Grand Bain, di Gilles Lellouche, più noto come attore per quella faccia da eterno mascalzone, ha il giusto equilibrio fra ironia e dramma e conferma anche il potenziale narrativo dello sport: non quello eroico dei campioni ma quello della gente comune, che trova proprio nel gioco momenti di aggregazione, amicizia, confidenza. Occasioni per superare, anche con l’aiuto degli altri, problemi con le mogli, i figli, persino le madri. E poi con il lavoro, con la bancarotta imminente, con il successo (musicale, in questo caso) che non è mai arrivato.