Ha da poco festeggiato i cent’anni di vita ma è in grande forma e vive una fase di riscoperta. L’orienteering è nato in Svezia nel 1919 ed ha travalicato il suo ambito naturale fatto di boschi per approdare in campagne, parchi pubblici ma anche nei centri storici delle grandi città. E’ un’attività sana, per tutte le età ed inclusiva, infatti può essere praticato da persone con o senza disabilità.
Oggi è regolato dalla Fiso (Federazione italiana sport orientamento), è associata al Coni, conta 9mila tesserati in tutta Italia e circa 170 società distribuite sul territorio. Daniele Guardini, romano, classe 1981, svolge il ruolo di consigliere federale in seno alla Fiso, nonché è la figura di riferimento per il Trail-O, una delle quattro discipline che compongono il mondo dell’orienteering insieme alla corsa orientamento, alla mountain bike orientamento e allo sci orientamento. Il Trail-O è l’ultimo arrivato in casa orienteering.
È una specialità che non prevede di raggiungere fisicamente i punti di controllo posizionati sul terreno di gara, ma di identificarli, con l’ausilio di mappa e bussola, presso dei punti di osservazione segnalati lungo dei sentieri facilmente percorribili. È praticato sia da atleti normo che con disabilità, il che ne consente l’affiliazione al Comitato italiano paralimpico. «Uno degli aspetti che curo è quello del rapporto tra il settore paralimpico e il mondo della scuola», osserva Guardini. «L’orienteering, infatti, è presente nel mondo sportivo studentesco sia con la corsa orientament.