Quell’esercito di papà che non fanno notizia


 

Non sono violenti, sono uomini che non fanno notizia. Molti trascorrono la notte in auto e al mattino parcheggiano davanti alla prima fontana, entrano nei bagni delle stazioni o degli aeroporti e si lavano per andare in ufficio.

Sono i nuovi poveri. Sono i papà separati che perdono un tetto e spesso anche i figli e il lavoro.

Secondo i dati dell’Associazione degli avvocati matrimonialisti), su 4 milioni di papà separati, 800mila sono sulla soglia di povertà: di questi 50mila vivono a Milano, 90mila a Roma. Un esercito di nuovi poveri destinato ad infoltirsi per il continuo aumento di divorzi e separazioni: negli ultimi dieci anni sono raddoppiati. “Al Nord si separano 363 coppie ogni mille matrimoni, nel Mezzogiorno i legami durano di più, ne saltano 180 ogni mille”.

“Contrariamente a quello che si pensa, il divorzio è molto diffuso nelle fasce sociali medio-basse, tra operai, impiegati, insegnanti con uno stipendio medio di 1.300 euro. Se questi uomini non hanno l’aiuto delle famiglie d’origine, si ritrovano sul lastrico. Perché tolti 7/800 euro per l’assegno di mantenimento da versare a moglie e figli, restano 500 euro al mese per vivere. E sono costretti a mangiare alla mensa dei poveri. Molti padri separati, inoltre, devono pagare la rata del mutuo per la casa coniugale”.

Un’emergenza sociale che sta trasformando la legge sull’affido condiviso, approvata nel 2006, in una scatola vuota. La bigenitorialità, la responsabilità congiunta nell’educazione dei figli, è irrealizzabile quando il papà non ha una casa e vive in macchina. “In tanti rinunciano ad essere genitori perché si vergognano delle loro condizioni, preferiscono allontanarsi dai figli piuttosto che farsi vedere come clochard”.

Giuseppe Manzo giornale radio sociale