La prima missione umanitaria della Life Support: è salpata da Genova la nave di Emergency


Prima missione

È partita nei giorni scorsi dal porto di Genova la nave Life Support di Emergency, diretta nelle acque del Mediterraneo Centrale. Secondo l’organizzazione è un modo per continuare a fare la propria parte, ricordando che il soccorso in mare è un obbligo previsto dal diritto nautico ma anche un obbligo morale.

“I diritti sono di tutti, altrimenti chiamateli privilegi”, diceva Gino Strada. Proprio questa è la filosofia che muoverà le missioni della Life Support tra le onde del mare, segnate da incessanti stragi. Si aggiunge una nuova imbarcazione alla flotta della solidarietà, già composta da numerose ong che da tempo operano in questo scenario. Per Emergency non è certo la prima attività di soccorso e sostegno nei confronti degli ultimi. “Per anni il nostro staff – sottolinea la Presidente di Emergency Rossella Miccio – ha prestato servizio sulle navi umanitarie di altre ong, contribuendo a salvare migliaia di esseri umani. Oggi, dopo mesi di lavoro, andiamo in mare con una nostra nave”. Una nuova sfida per rinnovare il proprio impegno verso chi non vede riconosciuti né tutelati i propri diritti, primo tra tutti il diritto alla vita. Che una persona perda la vita sotto le bombe in Ucraina, nelle strade di Kabul o tra le onde del Mediterraneo” si tratta pur sempre di un’ingiustizia da combattere.

L’emergenza umanitaria che da anni si protrae nel Mediterraneo necessita anche di questo tipo di interventi. Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), dal 2014 a oggi sono oltre 20.000 le persone morte o scomparse nella rotta del Mediterraneo centrale: una media di sei persone al giorno. Solo nel 2022 sono oltre 1.300 le persone che hanno perso la vita o che risultano disperse nella rotta migratoria più pericolosa al mondo.

Con Life Support, Emergency farà ancor più la sua parte. 51,3 mt di lunghezza per 12 mt di larghezza: uno spazio che può arrivare ad accogliere fino a 175 naufraghi, oltre al personale di bordo. E poi ancora: un team composto da 28 persone, di cui 9 marittimi e 19 dello staff della ong. In particolare, il team sanitario è formato da due infermieri, un medico e due mediatori culturali, con esperienza nei progetti di Emergency in Paesi come Italia, Libia, Yemen, Afghanistan. Una volta soccorsi, i superstiti verranno sottoposti a un triage sanitario durante il quale riceveranno un codice necessario per essere poi accompagnati in ambulatorio, sul ponte principale, in osservazione, sulle panche limitrofe o nella zona di accoglienza all’aperto.

di Pierluigi Lantieri