Impegno volontario significa fiducia

di Ivano Maiorella

Primo, credibilità delle istituzioni e questione morale non sono disgiunte. Il popolo del volontariato e dell’impegno sociale è provato. Si sperpera denaro pubblico in nome di efficienza e discrezionalità amministrativa. Salvo poi veder ammanettati tangentisti e lobbysti e allargare le braccia. L’Italia non merita questo spettacolo e protesta, a modo suo.

La percentuale dei votanti nelle amministrative di ieri è andata sott’acqua, sotto il 50%. Cioè: non respirare e turarsi il naso per non annegare.

Nella settimana in cui il terzo settore è chiamato a pronunciarsi sul documento di riforma proposto dal presidente del Consiglio, al primo posto nell’agenda del Paese (reale) c’è questo: pulizia, trasparenza, legalità. Da chi amministra e da chi dice di voler tirar fuori l’Italia dal pantano: aziende, mercato, banche, finanza.

Anche con questo si spiega il monito del presidente di Assolombarda, Gianfelice Rocca che chiede di fare pulizia al proprio interno. Le organizzazioni sociali e di volontariato, ad ogni livello, devono pretenderlo. Non solo la politica, determinata negli annunci di queste ore a mandare a casa (e in galera) chi ruba. Non vogliamo fare la fine di Macondo e Curzio Maltese cita Gabriel Garcia Màrquez: chi non ricorda il passato è condannato a ripeterlo. Il riferimento, di due settimane fa, era alla nuova tangentopoli milanese e dell’Expo. Ancora doveva esplodere il caso del Mose.

Si ruba sempre per qualcun altro: ora che i partiti non sono più il moloch di una volta, per chi si ruba? Prima bastava dire che uno aveva rubato per il partito e pace. Il partito era qualcosa di sacro e inviolabile, di cui parlava – e parla – la Costituzione. Art. 49: Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale. Oggi i partiti che cosa sono diventati? E le fondazioni a loro collegate? E le campagne elettorali e i relativi comitati? Chi li controlla, chi li foraggia?

Primo: abolire i privilegi, riscrivere le regole degli appalti, bonificare la politica dalle processionarie familistiche. Uscire dalla palude, dare credibilità alle istituzioni e chiederne il rispetto. Lo sviluppo si fonda sulla fiducia dei cittadini nello stato.