Inclusione sotto attacco

 

Bentrovati all’ascolto del GRSweek da Anna Monterubbianesi. L’inclusione e la diversità nei luoghi di lavoro sono state messe in discussione da un recente intervento dell’amministrazione statunitense. Alcune aziende europee e italiane con contratti governativi hanno ricevuto lettere di sollecito a ridurre il loro impegno nelle politiche di diversità, equità e inclusione (DEI). Già a gennaio, il presidente Trump aveva collegato le politiche inclusive a presunti rischi per la sicurezza, suscitando forti critiche dal Terzo settore per affermazioni che alimentano stigmi e pregiudizi.

Le istituzioni europee non hanno apprezzato questa decisione, la portavoce della Commissione ha sottolineato che l’antidiscriminazione e l’uguaglianza fanno parte dei valori fondamentali dell’Europa. Francia e Belgio si sono opposti alla richiesta di adeguamento.

Ma quali sono le conseguenze per il mondo del lavoro e per le persone con disabilità? Ne parliamo con Mario Barbuto, Presidente dell’Unione Italiana dei Ciechi…

 

Sul tema dell’Inclusione nelle aziende il nostro Paese resta indietro rispetto all’Europa. Ascoltiamo la scheda di Elena Fiorani

Solo il 6% delle imprese italiane ha una cultura inclusiva, e il nostro Paese è terzultimo nell’EY European DEI Index. In Italia, il 47% dei lavoratori ha subito discriminazioni, ma solo poco più della metà le ha denunciate. Il divario è netto tra manager e dipendenti: il 72% dei dirigenti si sente libero di essere sé stesso, contro il 41% dei lavoratori. Le aziende italiane investono poco in inclusione, soprattutto per disabilità e diversità socioeconomiche. Ma senza un vero cambiamento culturale per rendere i luoghi di lavoro realmente equi e valorizzare tutte le diversità, il progresso resterà un miraggio.

Eppure, le politiche di diversità e inclusione portano benefici concreti alle aziende e ai lavoratori. Ascoltiamo Vincenzo Falabella, Presidente della FISH (Federazione Italiana per i diritti delle persone con disabilità e famiglia)

 

L’inclusione deve diventare una strategia per il futuro, un imperativo etico e una scelta lungimirante. Una società che discrimina si priva di risorse e limita il potenziale umano generando chiusura e diffidenza.

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