A cento giorni dalle Olimpiadi, la denuncia di violenze nelle favelas da parte della polizia. Il servizio di Elena Fiorani.
Nel 2014, l’anno dei mondiali di calcio, nello stato di Rio de Janeiro la polizia uccise 580 persone, il 40 per cento in più rispetto al 2013. Nel 2015 il numero è salito a 645. Le autorità non portano in giudizio i responsabili e assumono un approccio sempre più deciso nei confronti di proteste di piazza, in larga parte pacifiche. Due anni dopo i mondiali di calcio, in cui era stato già denunciato l’uso eccessivo della forza da parte della polizia durante le proteste non è stata assunta alcuna misura per evitare ulteriori violazioni dei diritti. Nonostante le promesse di una città sicura per ospitare le Olimpiadi, gli omicidi ad opera della polizia sono aumentati, molte persone sono state ferite da proiettili di gomma, granate stordenti e persino armi da fuoco mentre prendevano parte alle proteste. Nei prossimi 100 giorni, le autorità e gli organizzatori di Rio 2016 dovranno impegnarsi per assicurare che le operazioni di pubblica sicurezza non violino i diritti umani.