“Accoglienza Clandestina” – Salone dell’Editoria Sociale, 02/11/2018 – Audio integrale

 

Qual è il ruolo dei giornalisti in questo periodo storico? È sufficiente un “parlare civile” contro fake news e propaganda? Riescono fatti, dati e storie a contrastare il clima di odio e separazione?
Da queste domande è partito il dibattito su “Accoglienza clandestina: come si affronta e si racconta il fenomeno della migrazione in Italia e nel mondo” organizzato dal Giornale Radio Sociale al Salone Editoria Sociale 2018 coordinato dai redattori Giuseppe Manzo e Fabio Piccolino.

 

Nell’edizione dedicata al giornalista Alessandro Leogrande, scomparso di recente e firma autorevole proprio sui temi dei diritti dei migranti, davanti a 100 persone che hanno gremito la sala piccola del centro di Porta Futuro in via Galvani molti i punti messi sul tavolo.

Via le Ong dal mare, sotto accusa il modello Riace con l’arresto del sindaco Mimmo Lucano, lo smantellamento del sistema Sprar, violenze razziali e discriminazioni quotidiane. In questo scenario cambia il modo di raccontare le migrazioni nel nostro Paese e anche in tutto il mondo. L’immigrazione continua ad essere associata alla questione sicurezza mentre dagli Usa all’Australia vanno in scena respingimenti di massa che ispirano “modelli” di accoglienza per i Paese europei.

 

Secondo Eleonora Camilli, giornalista della redazione romana dell’agenzia stampa Redattore Sociale, il nodo riguarda la competenza di chi parla dei fenomeni migratori, a partire dal linguaggio e dalla conoscenza tecnica dello status di una persona migrante. A questo si aggiunge l’aspetto che manca, spesso, nelle cronache mediatiche: il contesto urbano, sociale e abitativo in cui oggi si muovono persone richiedenti asilo, rifugiate o migranti.

 

Sempre rispetto al contesto della Capitale è intervenuto Roberto Viviani, volontario e attivista di Baobab Experience, la realtà autorganizzata che nella zona della stazione Tiburtina supporta e offre riparo a 150 migranti. Secondo Viviani per chi oggi è sotto accusa a fronte del suo impegno su accoglienza e inclusione un giornalismo capace di stanare le responsabilità istituzionali e una comunicazione basata su ciò che si fa e non sulla teoria dell’accoglienza restano i due cardini da cui partire.

 

Sul fronte televisivo è intervenuta Laura Bonasera, inviata di Nemo – Nessuno escluso, la trasmissione di Rai 2, che ha seguito da vicino la vicenda della nave Diciotti. Secondo Bonasera la tv vive di meccanismi legati agli ascolti e chi propone delle storie legate ai migranti deve trovare la chiave nella immedesimazione di quella parte del Paese che vive e ha vissuto essa stessa la migrazione per ragioni economiche.

 

Infine, un altro giornalista televisivo, Max Civili, corrispondente per l’Italia di Press TV, ha raccontato ciò che accade in Australia, Paese portato come modello dall’attuale ministro dell’Interno Salvini, per le sue politiche di accoglienza. Lo scenario presentato da Civili è quello di un Paese che dal 2001 segrega migliaia di persone sull’isola di Nauru con gravi ripercussioni sulla salute mentale e sui diritti umani. Civili ha anche sottolineato l’assenza di un’informazione più approfondita sugli attuali meccanismi coloniali di Paesi come la Francia che hanno un peso sulla vita di alcuni Stati africani e sulle condizioni di vita di quei cittadini, spesso costretti a migrare.

 

Per approfondire è possibile ascoltare l’audio di tutti gli interventi con le domande dal pubblico che ha partecipato in maniera attenta al dibattito.