Grsweek 21-22 ottobre 2017 – In campo per lo ius soli

 

Se anche il calcio italiano giocasse per lo Ius soli? La proposta è partita da Gianni Mura sulla scia degli atleti afro-americani che si inginocchiano all’inno nazionale per la difesa dei diritti civili.
Alla vigilia della manifestazione #nonèreato in programma a Roma sabato 21 ottobre, abbiamo intervistato Riccardo Cucchi, conduttore della Domenica sportiva, la popolare rubrica televisiva della domenica sera. Ma il calcio e lo sport possono dire la loro su un tema così delicato e apparentemente lontano da un mondo dorato come quello del pallone superprofessionistico e superpagato?

Sollecitazioni all’impegno del calcio italiano arrivano da più fronti. La scheda di Francesca Spanò.
A sostegno dell’appello lanciato da Gianni Mura nella sua rubrica domenicale “Sette giorni di cattivi pensieri”, l’associazione “W il calcio” – che organizza il trofeo Arpad Weisz – invita gli azzurri e i giocatori di A a scendere in campo con un simbolo per manifestare a favore dell’approvazione della legge che attribuisce la cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori stranieri. Altre associazioni sportive si sono aggiunte per sostenere l’appello di Mura.
Papa Francesco ribadisce in ogni occasione che ci sono alcuni diritti fondamentali che vanno garantiti a tutti: il diritto alla cultura, alla speranza e alla pace. Se i nostri calciatori condividono queste affermazioni sul diritto di tutti i bambini figli di coppie straniere con regolare permesso di soggiorno, sia nati in Italia sia all’estero e che hanno concluso un percorso scolastico, di essere considerati cittadini italiani, perché non fare qualche gesto?

Razzismo e xenofobia dovrebbero essere concetti già estranei alla nostra società, invece è ancora necessario scendere in piazza e manifestare, sfilare in corteo come succederà il 21 ottobre a Roma, per ricordare che siamo tutti uguali e che l’accoglienza di chi è meno fortunato è un diritto di cittadinanza, come è un diritto essere riconosciuto cittadino di un paese in cui si vive e di cui si condivide la cultura. Sentiamo ancora Riccardo Cucchi.