Aborto, diritto a metà. Mentre in Francia il Parlamento inserisce il diritto di aborto tra quelli garantiti dalla Costituzione, e il Parlamento europeo vota a favore dell’inserimento dell’interruzione di gravidanza nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione, in Italia a 46 anni dalla sua entrata in vigore l’applicazione della legge 194 non è ancora poi così scontata.

L’ultima novità è il decreto appena approvato sulle misure aggiuntive al Pnrr, che consente alle associazioni Pro-Vita di entrare a pieno titolo nell’organizzazione dei Consultori.

Una strumentazione ideologica, secondo la ginecologa Anna Pompili, consigliera generale dell’Associazione Luca Coscioni.

 

Altro ostacolo all’applicazione della 194 è la percentuale di obiettori nelle strutture sanitarie. Servono dati certi a riguardo, invece le percentuali fornite dal ministero alla salute – denuncia l’associazione Luca Coscioni – sono generiche e regionali. L’approfondimento di Fabio Piccolino:

E’ impietosa la mappa “Obiezione 100” inserita nel report “194. Dati mai” e redatta sulla scorta della richiesta di accesso civico generalizzato alle singole ASL da parte dell’associazione Luca Coscioni. Stando ai dati aperti, si contano al 2021 in Italia ben 22 ospedali e 4 consultori con il 100% di obiezione tra medici ginecologi, anestesisti, personale infermieristico e OSS. 18 ospedali con il 100% di ginecologi obiettori; sono 72 gli ospedali che hanno tra l’80 e il 100% di obiettori di coscienza. Undici le regioni in cui c’è almeno un ospedale maglia nera: Abruzzo, Basilicata, Campania, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto. Quetso, almeno, stando ai pochi dati disponibili. I territori più inadempienti sono la Sardegna e la Sicilia, con più dell’80% di mancata risposta all’accesso civico generalizzato.

 

Un attentato ai diritti delle donne, denuncia Celeste Grossi, responsabile politiche di genere di Arci nazionale

 

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