Benvenuti al consueto appuntamento con il Grs Week, in studio Ivano Maiorella. Quello che vi presentiamo è un prodotto atipico rispetto agli standard del nostro speciale del fine settimana. Abbiamo scelto la metrica del podcast sacrificando un po’ il consueto taglio giornalistico. Abbiamo selezionato alcuni temi che ci sono sembrati importanti tra quelli toccati nel corso dell’incontro pubblico di lunedi scorso 22 aprile, tenuto a Bologna, dal titolo emblamatico: “In dialogo: per costruire giustizia sociale e ambientale”.
Un dialogo sulla realtà, quello tra il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della CEI e Fabrizio Barca, co-coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità, moderati dalla Portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore Vanessa Pallucchi.
La complessità dei problemi che abbiamo di fronte ha bisogno di una pratica del confronto serio, laico, con approcci che si completano: ha detto proprio così il cardinal Zuppi, restituendo al dialogo un valore fondante: non “vado, vedo gente, ci giro intorno”. Ma cercare la quadra, trovare proposte e sperimentarle. L’Europa, è stato detto da Fabrizio Barca, fa una fatica bestiale a prendere decisioni. Il rischio è quello del dirigismo benevolo. Proprio quello dovrebbe essere l’approdo, prendendo atto di due crisi che si alimentano a vicenda. Aumentano le disuguaglianze, aumentano le crisi ambientali.
Le voci e le previsioni sui cambiamenti climatici “non sono state ascoltate”, sia a causa di un “capitalismo speculativo’ che “ha dettato legge”, sia per “problemi di scelte politiche”, ha aggiunto Zuppi. Se le disuguanze aumentano in maniera drammatica, non bisogna semplificare, né vagheggiare: l’approccio giusto è quello di rendersi conto dei problemi. Occorre recuperare l’universale, ha detto Zuppi, l’Europa non può rimanere com’è, ingessata, avvitata intorno a non scelte, col rischio di essere accettata come qualcosa che funziona sempre meno. L’Europa non è più soltanto una prospettiva, è la realtà, deve poter dispiegare i valori sui quali si è costituita.
Vanessa Pallucchi ha saputo moderare l’incontro con una tessitura paziente dei temi, senza scadere nel groviglio di argomenti che spesso rendono inefficaci o astratti molti incontri come questo. Anzi, ha saputo farne un’occasione preziosa per dettare l’agenda attraverso una grammatica, quella ambientalista, che ha rivendicato con orgoglio. Ha messo in fila la necessità di ascoltare i territori e di saper immaginare politiche globali capaci di affrontare le emergenze della giustizia sociale e di quella ambientale. Quindi: affrontare la complessità, l’attenzione ai tempi e alle urgenze, i richiami alle responsabilità della politica, la necessità di recuperare la capacità di previsione, la possibilità di cambiamento.
Fabrizio Barca ha citato a più riprese il recente testo realizzato da Forum Uguaglianze Diversità, dal titolo “Quale Europa”, firmato da Gloria Riva ed Elena Granaglia, con contributi di vari autori. “Uno dei limiti più evidenti dell’Europa – ha detto – è la sua continua oscillazione tra valori alti e poi accordi tra gli Stati che sono sempre al ribasso. Per questo motivo, in particolare i giovani, hanno maturato un profondo scetticismo sulla possibilità di cambiamento. Il capitalismo è resiliente e flessibile, per questo democrazia e capitalismo devo sempre combinarsi”.
Il tema della visione europea è stato ripreso dal cardinal Zuppi: “La mancanza di capacità di previsione e di visione comporta scelte europee che sempre più spesso sono frutto di emergenze e di contingenze. “Chiedere una visione europea significa immaginare un salto di paradigma o, come dicevamo da ragazzi, un cambio di sistema. C’è bisogno di ecologia integrale, che metta insieme scelte ambientali e sociali. Sceglierle entrambe, l’una senza l’altra non può funzionare”.
“Quante buone promesse rimaste a metà strada – ha detto Barca – dal Green New Deal ai Pilastri sociali, tanto per fare degli esempi: dobbiamo evitare che l’idea di Europa si arresti. Per questo c’è bisogno di dialogo vero e di decisioni, non di girare intorno ai problemi. Investire in maniera decisa in ricerca ci può liberare dalla dittatura dei processi produttivi che prevedono materie rare come il litio”.
Infine il tema della pace, che pesa come una montagna sul futuro dell’Europa e de mondo: “Sono passati esattamente ottanta anni dal periodo più buio della seconda Guerra mondiale, il periodo dei massacri. Se l’Europa non trova strumenti per la pace tradisce se stessa – ha concluso Zuppi – mi auguro che l’Europa sappia scegliere e sappia portare e far propria una concreta visione di pace. Questa è la condizione da cui partire”.