Il negoziato tra Israele e Hamas siglato nei giorni scorsi ha momentaneamente interrotto quindici mesi di morte e distruzione nella Striscia di Gaza. Una tregua fragile in un quadro internazionale in continuo mutamento: la nuova presidenza degli Stati Uniti, i cambiamenti avvenuti in Siria, il conflitto che coinvolge la Cisgiordania e il Libano.
Il racconto delle organizzazioni umanitarie sul territorio testimonia la gravissima emergenza umanitaria. Come ci racconta Emanuele Crespi di Action Aid
Le conseguenze del conflitto sono drammatiche, e non soltanto a Gaza: dopo l’escalation del conflitto alla fine dello scorso anno, quasi un terzo della popolazione del Libano sta affrontando una insicurezza alimentare acuta, secondo gli ultimi dati della FAO.
E poi c’è il tema dei rifugiati, in fuga da guerre e persecuzioni. Il Libano, passato da essere storicamente il paese che ha accolto il maggior numero di rifugiati dai Paesi vicini, come Iraq, Siria e Palestina, ha visto un milione e 200 mila persone in fuga dopo l’inizio dei bombardamenti israeliani nello scorso settembre.
In Siria, la fine del regime di Bashar Al-Assad ha aperto un nuovo scenario, con il gruppo Hayat Tahrir al-Sham a controllare il Paese.
Ascoltiamo Carlo Marsili, ambasciatore d’Italia in Turchia dal 2004 al 2010, nell’intervista realizzata da Federica Bartoloni
In questo contesto le principali Organizzazioni della Società Civile italiane hanno inviato una lettera al Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, chiedendo lo sblocco immediato dei fondi destinati alla crisi umanitaria in Medioriente e l’ulteriore stanziamento di fondi adeguati a rispondere alla gravissima crisi in atto nel Territorio Palestinese Occupato. Come ci spiega Silvia Stilli, portavoce di AOI
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