Ben trovati all’ascolto del GrsWeek, in studio Elena Fiorani
Domenica iniziano i primi Mondiali di calcio invernali della storia, i primi giocati in Medio Oriente, i primi in cui alcuni sponsor delle nazionali preferiscono oscurare il proprio marchio piuttosto che legare la propria immagine al Qatar, monarchia in cui dominano gli interessi di pochi uomini d’affari che possiedono enormi giacimenti di gas e petrolio. Gli aspetti critici di questo mega evento planetario sono molti e toccano vari ambiti, dai diritti alla politica all’economia mondiale. Solo per fare qualche esempio, un’inchiesta dell’Fbi sull’assegnazione dei Mondiali alla Russia nel 2018 e al Qatar nel 2022 ha coinvolto o indagato 16 dei 22 ex membri votanti del governo del calcio; l’ambasciatore dei Mondiali del calcio qatariota, Khalid Salman, ha definito l’omosessualità un “danno psichico”, invitando tutti i visitatori del Paese a rispettare le loro regole, che prevedono fino a sette anni di reclusione per le relazioni omosessuali.
Ma c’è un’altra questione per cui i Mondiali del Qatar sono finiti al centro delle denunce di Amnesty International, come ci ricorda Tina Marinari, responsabile campagne in Italia
Il calcio era il gioco più bello del mondo ma essendo anche il più ricco e il più seguito è da anni nel mirino di regimi autoritari che l’hanno innaffiato di denaro, utilizzandolo per operazioni di “ripulitura dell’immagine”, lo sportwashing. Con i Mondiali in Qatar si è varcato un altro limite? Risponde Riccardo Cucchi
Secondo lo storico dello sport Sergio Giuntini, questo appuntamento entrerà nella storia in quanto Mondiale del gigantismo.
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