L’azzardo non è un gioco

 

Lo spettro del calcio scommesse torna ad aleggiare sul campionato italiano e si scatenano le analisi sociologiche su ragioni e cause di un fenomeno inspiegabile, che coinvolge giovani di talento baciati dalla fortuna e dal successo economico e sociale. Ma il gioco d’azzardo in Italia coinvolge un milione e duecentomila persone e sta diventando, sempre più, un problema sanitario.

Ce lo ricorda Emiliano Contini, referente per il gioco d’azzardo del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza

Per questo Cnca e la campagna Mettiamoci in gioco chiedono al legislatore interventi diversi ma necessari per contenere gli effetti di quella che è una vera e propria piaga sociale. Ecco alcune delle proposte avanzate

E il numero delle persone coinvolte è in drammatica crescita, come illustra la scheda di Patrizia Cupo. “Dopo la chiusura forzata dovuta alla pandemia, l’industria del gaming torna a crescere. Tra scommesse e gratta e vinci, lo stato nel 2022 ha incassato oltre 10 miliardi: a dirlo sono i dati raccolti dall’agenzia specializzata Agipronews. I livelli non sono ancora quelli prepandemici, ma la tendenza parla comunque di un aumento, e rispetto al 2020 le giocate sono salite del 22%, specie quelle sul web: calano infatti ricavi dai punti vendita, crescono poker e scommesse on line. Qui la spesa è passata da 1,8 miliardi del 2019 agli oltre 3 miliardi e mezzo del ’22. E si abbassa anche la soglia d’età dei giocatori. Il Centro nazionale dipendenze e doping dell’Istituto superiore di sanità rileva come il 10,4% degli studenti italiani – già giocatori tra i 14 e i 17 anni – abbiano già perso il controllo sul proprio comportamento di gioco”.

Come diceva Contini, l’aspetto positivo di questa vicenda è aver portato sotto gli occhi di tutto un tema importante e spesso dimenticato, ma dal lato sportivo come la mettiamo? Che effetti può avere sul gioco, questo sì, più amato dagli italiani? Risponde il giornalista Rai Riccardo Cucchi, storica voce di Tutto il calcio minuto per minuto