Ma non chiamatelo gioco

 

L’azzardo è una piaga. E non chiamatelo gioco: negli ultimi 10 anni, quello on line ha registrato un aumento del 423%. Dei 136 md di euro frutto di azzardo nel 2022, solo 11,4 sono tornati all’erario: i restanti 124,6 mld sono guadagno dei concessionari del gioco d’azzardo.
A fronte della crescita esponenziale del fenomeno, mentre le associazioni che si battono contro la ludopatia chiedono impegni chiari per limitare i danni e tutelare le persone, la commissione Finanze del senato licenzia con osservazioni lo schema di decreto legislativo su gioco fisico e gioco on line che, piuttosto che limitare il gioco, ne autorizza quello internazionale. Ce lo spiega Chiara Meoli, dell’ufficio studi del Forum Terzo settore

Sono proprio la liquidità condivisa per il poker che allarga le maglie del gioco on line, e la consulta “mista” che, di fatto, renderebbe subalterno il diritto alla salute alle regole del gioco d’azzardo, le due questioni sulle quali sono più critici gli esperti. Sentiamo Maurizio Fiasco, sociologo di Alea, associazione per lo studio del gioco d’azzardo e del comportamento a rischio:

Eppure, come dice Fiasco, il problema dell’azzardopatia non riguarda solo il singolo, ma coinvolgerebbe anche la sua rete familiare e il suo ambito di lavoro, tanto che dal 2017 il gioco d’azzardo è inserito nei Livelli Essenziali di Assistenza e che il Servizio sanitario nazionale, nel programmarne la cura, deve prendere in carico non solo il singolo ma l’intera rete familiare del giocatore. Un problema di comunità. Sentiamo Don Armando Zappolini, portavoce nazionale della Campagna Mettiamoci in Gioco, alla quale aderiscono decine di associazioni

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