Misure alternative alla pena

 

Il 12 giugno oltre 50 milioni di elettori italiani sono chiamati ad esprimersi su 5 quesiti referendari inerenti la giustizia. Alla vigilia del referendum abbiamo deciso di affrontare un altro tema che riguarda la giustizia, di cui si parla negli ultimi tempi: quella riparativa. Ma di cosa si tratta e perché coinvolge il Terzo settore?

La giustizia riparativa non è una legge, né qualcosa che si sostituisce alla dimensione penale e penitenziaria. La giustizia riparativa è al centro di un nuovo paradigma sociale che rimodula l’intero assetto non soltanto penal-penitenziario ma probabilmente delle relazioni umane. Qualcuno la individua come dottrina donchisciottesa, ma è un modo assolutamente innovativo di ripensare il rapporto tra autore del reato e vittima. Si tratta di un processo che punta a prevenire e rispondere alla devianza ed ai conflitti ad essa associati, coinvolgendo comunità ed individui nella ricerca di strategie efficaci per fronteggiare i bisogni e le richieste che emergono nell’evento-reato, incoraggiando risposte della giustizia penale più costruttive. La giustizia riparativa si considera una disciplina ‘nuova’, eppure ha un suo consolidamento specifico in moltissimi paesi europei, che la considerano strumento di riduzione della recidiva e di “cura” di tutte le parti coinvolte.

Ma cosa c’entra il Terzo settore con la giustizia riparativa? Ce ne parla Antonio Turco coordinatore del gruppo di lavoro del Forum Nazionale Terzo Settore “Persone private della libertà”.

 

Nel processo di rinnovamento del sistema giudiziario, il Terzo settore assume un ruolo fondamentale e concreto con un approccio fortemente innovativo sia per il nostro Paese che per un cambiamento di prospettiva. Ci sono molte organizzazioni sociali già impegnate direttamente nell’inserimento e nel reinserimento di persone private della libertà, o di persone coinvolte da procedimenti penali.

Investire sulle pene alternative significa anche abbassare la recidiva. E’ questo alla base del progetto “LA MIA È BANDA POP” promosso dall’associazione “Chi rom… e chi no” e sostenuto dall’impresa sociale Con I Bambini che vuole sostenere i giovani in percorsi di riscatto ed emancipazione, attraverso un modello sperimentale fondato sul concetto di giustizia riparativa e di “responsabilità e cura” tra singolo adolescente e giovane e comunità: un modello che coinvolgerà oltre 500 ragazzi con percorsi differenziati. Ascoltiamo Barbara Pierro, presidente di Chi rom e…chi no.