Bentrovati all’ascolto del Grs Week, l’approfondimento settimanale del Giornale Radio Sociale. In studio Pietro Briganò
Il volontariato come non lo avevamo visto prima. Messa sotto la lente di ingrandimento la più grande forza trainante del terzo settore ha restituito agli occhi dei curatori un quadro unico che affronta il tema su una base statistica. Parliamo del volume “Volontari e attività volontarie in Italia. Antecedenti, impatti, esplorazioni”, a cura di Riccardo Guidi, Ksenija Fonović e Tania Cappadozzi, edito da Il Mulino, pubblicato in un momento decisivo per il governo ancora alle prese con i decreti attuativi della Riforma del Terzo Settore.
Realizzato grazie al contributo di CSV Spes Lazio la ricerca è l’esito finale di una collaborazione sul valore del lavoro volontario avviata nel 2012 da Istat, CSVnet e Fondazione volontariato e partecipazione. Un’indagine in cui si parla di 6,63 milioni di persone che si impegnano gratuitamente per gli altri o per il bene comune: 4,14 milioni degli italiani lo fanno all’interno di organizzazioni e 3 milioni individualmente.
La ricerca che delinea in 11 capitoli i profili dei volontari distinguendoli in organizzati e individuali ne delimita anche i contorni ma sentiamo la scheda di Clara Capponi:
“Dai “pionieri” agli “stacanovisti”, dai “fedelissimi” a “quelli che danno una mano” ecco gli 11 profili che caratterizzano i volontari italiani secondo il volume “Volontari e attività volontarie in Italia. Antecedenti, impatti, esplorazioni”. Un’indagine che già nel 2012 diede vita al rapporto “Attività gratuite a beneficio degli altri e consentì di esplorare sia le motivazioni che hanno gli impatti sociali di quelle attività, oltre a distinguere per la prima volta fra Volontari organizzati (circa 4 milioni) a cui si aggiungono circa 3 milioni di volontari che si impegnano da soli e non nelle associazioni.
Tra i volontari organizzati ci sono dunque i fedelissimi dell’assistenza, le educatrici di ispirazione religiosa, i pionieri, gli investitori in cultura, i volontari laici dello sport, i donatori di sangue e gli stacanovisti della rappresentanza. Mentre tra quelli individuali Quelli che… danno una mano, Quelle che… senza come si farebbe, Quelli che… scelgono di fare da soli, e infine Quelli che… per donare vanno diritti all’ospedale”.
Lo studio conferma come il titolo di studio, le abilità tecnologiche, la partecipazione, siano i fattori che generano una maggiore propensione e fare volontariato. Mentre, rispetto agli effetti sociali generati dal volontariato, si conferma nettamente il suo contributo al benessere e all’autostima di chi lo fa, il suo favorire la partecipazione politica delle fasce di popolazione più svantaggiate e il grado di fiducia verso gli altri.
Ma cosa è cambiato rispetto al passato ce lo racconta Riccardo Guidi fra i curatori del Libro (sonoro)
Il libro individua e quantifica con metodo innovativo gli impatti del lavoro volontario sui singoli e sulla società e i fattori che ne favoriscono lo sviluppo, tracciando indicazioni per le politiche future come ci dice Renzo Razzano presidente CSV Spes Lazio
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