Il Terzo settore che verrà

di Ivano Maiorella

“Adesso un mese di discussione e poi parte iter #lavoltabuona”: tweettava così il premier Renzi alle ore 0.1 del 13 maggio. Nel CdM del 27 giugno verrà approvato il disegno di legge delega. Che cosa è successo in questo mese?

Le organizzazioni di terzo settore, grandi e piccole, così come singoli cittadini hanno mostrato di gradire assai il metodo della proposta di Renzi e del governo. Hanno riflettuto e si sono interrogate sul futuro del terzo settore e su loro stesse, ci sono state consultazioni collettive, territoriali, nazionali. Hanno inviato proposte e idee. Sarà #lavoltabuona? Quali sono stati i principali nodi emersi?

La consultazione ha prodotto un dibattito ricco, una “sfida” che ha mostrato quanto ci fosse bisogno di questa scossa. Ecco la dimostrazione del fatto che, oltre al metodo positivo, c’è stato molto di più. Le reti, come il Forum del Terzo settore, hanno alimentato la discussione ed hanno acquistato centralità. Essere parte sociale, non basta dirlo (o sentirselo dire). Nell’interlocuzione col governo, oltre che al proprio interno. Anche i Centri di servizio del volontariato hanno alimentato la discussione, con risultati importanti di risveglio del territorio sui temi nazionali. E’ prevalso un principio: partecipare e fare rete conviene a tutti.

Consultazione significa non dire mai “mi dispiace”…la citazione è di un celebre film degli anni ’70, nel quale si parlava di una storia struggente d’amore. Questi sono alcuni dei temi emersi, elencati alla rinfusa, seguendo il dibattito che c’è stato, raccogliendo interrogativi e proposte. Primo: evitare lo scivolamento verso una lettura unicamente economicista del terzo settore. Secondo: il pubblico non si tiri fuori, sevono politiche, servono risorse. Terzo: nel mare delle cose da fare (riforma elettorale, riforma della giustizia e della pubblica amministrazione, semestre europeo, tanto per dire) il governo dedichi al terzo settore l’attenzione e la specificità che serve. Quarto: approfondire il concetto di “libera scelta” del cittadino, la voucherizzazione dei servizi e le detrazioni/deduzioni non rappresentano una tutela completa ed esaustiva di questo diritto. Quinto: servizio civile, grande palestra di impegno ed educazione solidaristica se a sostenerlo sarà lo stato. Altrimenti rischia di creare sacche di preavviamento sottopagato al lavoro.

La legislazione del terzo settore è molto diversificata, frutto di interventi successivi gemmati negli anni ’90. Sarà importante capire quale sarà l’impostazione giuridica complessiva che il governo darà al nuovo terzo settore. Oltre al contenitore, si sottolinea da più parti, occorre guardare al contenuto complessivo: “che modello di welfare vogliamo?”. Visto che si parla di bisogni sociali e di diritti che connotano la cittadinanza, in Italia e in Europa. Senza dimenticare le adeguate risorse pubbliche, necessarie soprattutto a livello delle amministrazioni locali.