Italia 2014

di Ivano Maiorella

Il saldo non è positivo, l’agenda del governo Renzi riparte da qui, è impossibile scantonare. L’Istat fotografa un’Italia più povera, con meno lavoro, con i giovani che fuggono e con i nuovi cittadini che non arrivano più. Un Paese fermo, insomma. Le politiche antirecessive non sono servite a dispensare ottimismo e felicità. Tutto il contrario, sembra.

Nel rapporto annuale 2014 l’Istat certifica il declino italiano Tre dati, dei tanti a disposizione. Il primo: nel 2013 nati 515mila bambini, mai così pochi negli ultimi 20 anni. Il secondo: nel 2012 sono emigrati in 68mila, +36% sul 2011. Il terzo: la crisi frena gli immigrati, nel 2012 gli ingressi sono stati 321mila, -27,7% rispetto al 2007. Aumenta invece il numero di stranieri che se ne vanno (+17,9%). Intanto i Comuni spendono sempre meno per il welfare e i disoccupati sono a quota 6,3 milioni.

Nel 2013, il Pil si è contratto nuovamente (-1,9%), riportando il livello dell’attività economica leggermente al di sotto di quello del 2000.

E il terzo settore? E’ dato in crescita, ma attenzione si tratta di crescita apparente. Il perché lo spiega Gianpaolo Barbetta, del dipartimento di economia da Cattolica di Milano, in un suo articolo su lavoce.info: “la massiccia crescita nel numero di istituzioni nonprofit registrata tra il 2001 e il 2011 (da 235.232 a 301.191, con un aumento del 28 per cento) – salutata come segnale di grande vitalità del settore – in realtà non è stata così forte. Infatti, analizzando i dati elementari, si scopre che oltre 45mila delle organizzazioni censite nel 2011 – e che non erano state rilevate nel censimento precedente – in realtà esistevano già, poiché dichiarano di essere state create prima del 2001. L’affinamento delle tecniche censuarie ha dunque consentito di fare emergere una realtà già esistente, ma non rilevata (chiamiamole istituzioni “emerse”)”.

Distinguere il grano dal loglio, c’è scritto così nel documento del presidente del Consiglio sulla riforma del terzo settore. Urge la consultazione e una proposta di autoriforma. Ma urge anche la politica perché il non profit faccia la sua parte per far uscire il Paese dalla crisi. E un esecutivo così rafforzato dalle elezioni aumenta le aspettative, legittime.