Prevenzione fa rima con partecipazione

di Ivano Maiorella

Considerazioni in ordine sparso sul documento per riformare il terzo settore, a dieci giorni dal tweet del presidente del Consiglio che lo ha reso pubblico. Prevenire è meglio che curare. Ma siamo proprio sicuri? La cura è un affare gigantesco. L’’incentivo è maggiore se si tratta di produrre farmaci per curare più persone.  Il lavoro volontario di cura è una parte importante del terzo settore.

Ma attenzione, non basta. Il terzo settore è un magma informe, qualcuno dice. E invece la sua forma ce l’ha. Per poterla leggere bisogna applicare a questo ampio mondo un’analisi complessa e spoglia da pregiudizi.

Un esempio è il lavoro di prevenzione, forse sottovalutato nel documento Renzi sulle linee di riforma del terzo settore. Prevenzione non è una parola bellissima, d’accordo. Viene associata a tanti fenomeni negativi ai quali è meglio non pensare. A cominciare dalla salute. Per non parlare della prevenzione delle calamità naturali, degli incendi, degli infortuni nei luoghi di lavoro. Ecco che quel termine prevenzione, forse brutto, può diventare suggestivo, strategico: educazione, cultura, informazione, protagonismo. Sensibilizzare la cittadinanza alla gestione dei rifiuti pensando correttamente a differenziarli e a riutilizzarli dando loro nuova vita. Questo, ad esempio, è l’obiettivo del progetto “NoBuRi – Non butto! Riciclo”, presentato ieri ad Enna, finanziato da Fondazione con il Sud e promosso dall’Anpas Sicilia.

Prevenzione, dicevamo, tante azioni delle quali l’associazionismo non profit è protagonista: azioni di contrasto, alla criminalità organizzata e alla corruzione. E ancora: contrasto dell’abbandono scolastico e educazione all’ambiente. E ancora, provate a pensare ad una protezione civile che agisce prima e non dopo: si chiama messa in sicurezza. Del territorio, del proprio corpo. La socialità e la partecipazione, sono preventive. A che cosa? Alla disgregazione sociale, alla solitudine, all’individualismo. Così come possono esserlo l’attenzione ad un interesse culturale, alla riforestazione dell’Amazzonia o a quella del giardino del proprio condominio. Cose, piccole e grandi, che migliorano la vita propria e quella altrui. Così come possono esserlo il turismo o lo sport sociale – corretta alimentazione e attività fisica – legati all’interesse di mantenersi attivi e di pesare meno sul sistema sanitario, ad esempio. Non da soli, insieme a tanti altri: non è un valore , questo? Anche l’idea di protezione civile è preventiva, se provate a pensarci bene. C’è molto da fare, il terzo settore è già protagonista. Non solo cura, anche prevenzione. Pensiamo che il documento Renzi sulle linee di riforma del terzo settore potrebbe scommettere di più su questa carica positiva.

Servono politiche pubbliche e misure a sostegno della prevenzione, questa è la semplice sottolineatura che proponiamo. Prevenire significa compattare l’impegno civico e la partecipazione dei cittadini – giovani, anziani – di un Paese intorno ad obiettivi che riguardano tutti, proprio tutti. Come la politica, ad esempio. E non è detto che i germi della socialità e della partecipazione che il terzo settore e l’associazionismo non profit non ha mai smesso di esercitare concretamente, siano l’humus sociale per avvicinare i cittadini alla cosa pubblica. E che la politica ricerca, per ora a parole.