Coronavirus, il Paese disorientato pensava che il nemico fosse il migrante


 

Nessun controllo in metropolitana. E nemmeno ai varchi delle stazioni deserte. A bordo treno il capotreno non si avvicina da giorni. Tanti posti vuoti sui mezzi pubblici, le persone si guardano sospette e si tengono a distanza.

Il Covid 19 ha mutato le relazioni umane per decreto legge: non stringersi la mano, non uscire, niente eventi sportivi né concerti, anziani a casa. Tra il timore della diffusione del contagio e la promessa del suo contenimento questo Paese già incattivito dopo gli anni di crisi ora si sente disorientato.

Pensava che il nemico della nazione fosse l’arabo terrorista o il migrante sul barcone. Invece è una gocciolina invisibile che chiunque può trasmettere, anche chi ora è accanto in un bus o al mercato. La situazione è grave ma non è seria: che da questa emergenza possa uscire un Paese diverso, meno tondo e più quadrato.

Giuseppe Manzo giornale radio sociale