Coronavirus, la rivolta nelle carceri al collasso: ecco il provvedimento che si può attuare


 

Non si parte, non ci si sposta, fine di ogni assembramento pubblico. Si resta fermi, si limitano gli spostamenti all’indispensabile. Siamo zona rossa, tutta l’Italia è protetta. Tra domenica e lunedì dopo le misure restrittive del governo nelle carceri è esplosa la rivolta e ha dei numeri drammatici. Da Napoli a Milano, da Roma a Foggia assalti a infermerie, evasioni, detenuti sui tetti.

A Modena il bilancio è di 6 vittime per cause ancora da accertare mentre altri due detenuti sono morti in altri penitenziari. Cosa ha fatto esplodere la protesta? Lo spiega su Redattore Sociale Marcello Bortolato, presidente del tribunale di Sorveglianza di Firenze: “Il virus ha scoperchiato una pentola che era già in ebollizione. Perché il carcere era già a un punto di saturazione, anche in seguito al fallimento della riforma penitenziaria, con un disagio crescente. La paura del contagio e la sospensione seppure temporanea del regime trattamentale ordinario per tutti i detenuti, permessi premio e colloqui visivi, ha fatto da detonatore”.

E quale può essere la strada più concreta? L’Iran ha mandato ai domiciliari 70mila detenuti. Secondo il magistrato una sospensione della pena reclusiva in modo temporaneo con una detenzione domiciliare a tutti i detenuti che abbiano un alloggio la cui idoneità dovrebbe essere accertata per le vie brevi da parte delle forze dell’ordine. Il virus ha scoperchiato il pentolone del sovraffollamento e di tutte le sofferenze sociali in cui versa il Paese. Affrontarle adesso vuol dire cambiare il nostro stile di vita.

Giuseppe Manzo giornale radio sociale