Dissenso e repressione: il “sorvegliato speciale” dovrebbe essere solo il clima


 

 

Gli spari dei terroristi che il 7 gennaio 2015 fecero irruzione nella sede del giornale satirico Charlie Hebdo: 20 morti, 12 erano giornalisti e disegnatori. Otto anni dopo una nuova fatwa che arriva dall’Iran.

Oggi parliamo di diritti e repressione anche per il nostro Paese. In questi giorni tiene banco il caso di Simone Ficicchia, attivista di Ultima Generazione che si batte contro la crisi climatica ed è protagonista di azioni eclatanti come quella della vernice rossa sulla parete del Senato a Roma. Il pm di Milano ha rinviato di 30 giorni la richiesta della Questura di Pavia per una “sorveglianza speciale” nei confronti del giovane.

Contro questa ipotesi si è scagliato anche il portavoce di Amnesty Italia Riccardo Noury che su Domani giornale scrive: “Non è un mafioso, sebbene quelle misure siano previste dal Decreto legislativo 159 del 2011, che ha proprio questo titolo: Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione. Non è il capo di un’impresa criminale: caso mai è, suo malgrado, un esponente di un’impresa criminalizzata”.

Ieri davanti al tribunale di Milano la mamma di Ficicchia ha parlato ai giornalisti dopo l’udienza, ascoltiamo lei e anche le parole di Simone.

Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo – giornale radio sociale