L’8 marzo, le parole e le canzonette di Sanremo


 

Ci sono molte cose da dire in questo 8 marzo. Un anno fa su questa rubrica parlammo di una giornata silenziosa allo scoccare del lockdown.

Dopo 12 mesi la zona è rossa ma ora si parla, si grida e si manifesta pure. Sabato scorso un corteo spontaneo si è mosso da Villa Gordiani dove una donna era stata violentata.

La pandemia del 2020 ha fatto crescere numeri e casi della violenza sulle donne e allargato la forbice sociale tra i generi. Nel nostro approfondimento del weekend abbiamo ascoltato dati e voci di un Paese che non può più rimandare il dibattito e le decisioni.

Bisogna decidere su come arginare le relazioni basate sul controllo e la violenza, sulle discriminazioni di genere, sul diritto di famiglia in mano alla morale confessionale, sulle derive clericali delle leggi sul divorzio e sull’aborto, sulle pari opportunità nei luoghi dirigenti. E, soprattutto, bisogna prendere posizione contro sistemi di produzione che sono alla base dello scontro tra lavoro e tempi di conciliazione.

E invece da due giorni si parla di direttore e direttrice con donne che mettono alla gogna una donna come Beatrice Venezi o Chiara Ferragni vota il marito mentre prima Francesca Barra addirittura per un bacio. Perché come dice la bella canzone di Sanremo premiata dalla critica “scusate mi sono sbagliato, “non ho capito in che modo twerkare vuol dire lottare contro il patriarcato”.

Giuseppe Manzo giornale radio sociale