I centri di permanenza per i rimpatri, detti Cpr, sono gli ex Cie tanto contestati per lo stato in cui versavano e versano le persone di fatto recluse anche senza aver commesso alcun reato.
A Milano da 3 mesi è stato riaperto quello di via Corelli, ridotto in un solo padiglione dopo che le numerose rivolte hanno reso inagibili gli altri padiglioni.
Sulle condizioni di vita all’interno del Cpr di via Corelli è intervenuta nei giorni scorsi anche la Camera Penale di Milano, che ha chiesto l’intervento del Prefetto. “Destano preoccupazione anche le condizioni igienico sanitarie e la difficoltà di esercizio del diritto di difesa, fortemente compromesso anche dalle limitazioni legate alla pandemia”.
Poi ci sono problemi legati alla libertà individuale. I cellulari vengono infatti sequestrati per ragioni di privacy non ben chiare e non ci sono telefoni pubblici (il regolamento nazionale prevede che dovrebbero essere uno ogni 15 posti letto). A questo si aggiungono gli autolesionismo oltre che di rivolta perché i penalisti sono sicuri: “la struttura è inadeguata e la situazione è esplosiva”.
Giuseppe Manzo giornale radio sociale