L’assessore armato e la nostalgia della “casalinga di Voghera”


 

Ha preso la sua pistola calibro 22 e ha sparato a un senza tetto uccidendolo. L’assessore alla Sicurezza, il leghista Massimo Adriatici, per ora ai domiciliari dopo aver sparato, a suo dire per “errore” mentre cadeva dopo una spinta, ad un marocchino senzatetto di 39 anni, che stava infastidendo alcuni clienti del locale. Un episodio cruento, accaduto nella città dell’Oltrepò pavese, che ha già diviso ovviamente la politica sulle tematiche della sicurezza, ma di cui danno una lettura diversa pure gli stessi cittadini.

Un arresto per omicidio volontario e poi un’indagine che è virata quasi subito nell’accusa meno pesante di “eccesso colposo in legittima difesa”. Saranno le indagini e la magistratura a stabilire la dinamica e quindi l’accusa, anche se come di consueto ci sono già state le sentenze social a favore o contro. Resta invece un fatto che va al di là dei tribunali: cosa ci faceva un assessore in possesso di una pistola?

L’avvocato ed ex poliziotto deteneva regolarmente l’arma ma questo non può far andare in secondo piano l’aspetto inquietante di un esponente delle istituzioni in giro a mano armata tra i bar del suo Paese. Nell’anno della pandemia sono cresciuti del 10% i possessori delle licenze per possedere armi dentro una retorica di giustizia fai da te e società della paura.

C’è un morto a Voghera, probabilmente per una banale lite di paese. E sale la nostalgia dello stereotipo della casalinga di Voghera coniato da Alberto Arbasino a identificare l’Italia piccolo borghese del secolo scorso. Oggi abbiamo il pistolero di Voghera, di mestiere avvocato e assessore.

Giuseppe Manzo giornale radio sociale