Lavoro, sicurezza e sfruttamento ai confini del Covid


 

Ai bordi della crisi per l’emergenza Covid la disoccupazione è lo spettro che si aggira nel Paese. Ma chi lavora non se la passa bene, anzi sta malissimo.

Lavoro grigio, assenza di contratti, sfruttamento sessuale, violenza ed emarginazione. La condizione dei braccianti in Italia, Spagna e Grecia è simile e ugualmente drammatica. Lo rivela un’indagine sul campo realizzata da “Terra!”, “Il caporalato: una questione meridionale”.

Il nuovo rapporto dell’associazione ambientalista mette l’accento sulla dimensione continentale dello sfruttamento del lavoro in agricoltura, caratterizzato in Italia come all’estero da vuoti normativi, squilibri di potere e debolezza dei controlli nelle filiere di importanti produzioni dell’Europa mediterranea.

Di fronte a questo sfruttamento che imperversa in tanti settori “Ci sarà pure un giudice a Berlino”. E così oltre “60mila lavoratori” delle principali società del delivery, dovranno essere assunti dalle aziende come “lavoratori coordinati e continuativi”, ossia passare da lavoratori autonomi e occasionali a parasubordinati. Lo ha detto il Procuratore di Milano ieri. Alle società del delivery che fanno lavorare i rider sono state “contestate ammende” sui profili di sicurezza dei fattorini per “oltre 733 milioni di euro”. Il dato impressionante è stato comunicato da Antonino Bolognani, comandante del Nucleo tutela del lavoro dei carabinieri.

Prima dei magistrati, però, dovrebbero arrivarci la politica con nuove leggi sul lavoro dove possano tornare i diritti e la giustizia sociale.

Giuseppe Manzo giornale radio sociale