Le mafie e quel triangolo pericoloso


 

La morte del boss Raffaele Cutolo a 79 anni, il più anziano detenuto al 41 bis, consegna alla storia camorristi e capimafia impressi nella memoria collettiva grazie a libri, film e fiction e soprattutto per i tanti lutti di faide e guerre criminali.

Oggi la realtà è ben diversa, siamo lontani da quel profilo eduardiano del “sindaco del rione sanità” e il Rapporto “Il Triangolo pericoloso. Mafie, corruzione e pandemia” spiega l’approccio del Paese al fenomeno mafioso.

Emerge la netta consapevolezza sulla diffusione oramai nazionale (26%) e, soprattutto, internazionale (45%) del fenomeno mafioso. Una mafia meno incline alla violenza rispetto al passato ma dove emerge anzitutto la netta percezione, espressa dalla grande maggioranza degli intervistati, di una mafia sempre maggiormente legata ai professionisti/colletti bianchi (45%), cioè di una crescente parte di tali categorie contigua alle organizzazioni mafiose. Bocciato l’impegno della politica nel contrastare la mafia. E dove è forte la sfiducia soprattutto confronti di membri del governo e del Parlamento e dei partiti.

Ben 83% degli intervistati ritiene che i politici nazionali hanno favorito l’espansione delle mafie in Italia, l’81% degli intervistati ritengono colpevoli i partiti politici e i politici locali. A loro, dunque, va la grande responsabilità per gli italiani.

Giuseppe Manzo giornale radio sociale