Nel Paese che ha il terrore di un bacio


 

Calci, pugni, insulti. Per un bacio. Un’aggressione omofoba alla stazione di Roma Valle Aurelia.

A denunciarla le associazioni Gaynews e Gaynet Roma che su facebook postano un video in cui si vede un uomo aggredire due giovani a pugni e calci. Una delle due vittime è anche un attivista delle associazioni Jean Pierre Moreno. Dopo la pubblicazione delle immagini è arrivata una condanna unanime del mondo politico che, però, stenta ad approvare il decreto legge Zan contro l’omofobia.

Sono 20mila le richieste di aiuto ricevute quest’anno dalla Gay Help Line, il contact center nazionale antiomofobia e antitransfobia gestito dal Gay Center. In occasione della Giornata mondiale contro le discriminazioni, i numeri delle richieste di aiuto di persone gay, lesbiche, bisex e trans che denunciano difficoltà, disparità di trattamento o violenze sono ancora più impressionanti. Il 60% di queste chiamate arriva da giovanissimi.

Le persone discriminate, nel silenzio e nell’indifferenza più totale, in famiglia come a scuola, sono ragazzi dai 12 ai 27 anni. Sui luoghi di lavoro, l’omosessualità viene ancora utilizzata come arma di ricatto. Questo accade tutti i giorni, anche negli uffici pubblici. Il ruolo della politica, con il posizionamento dei leader, incide sui livelli di inclusione e tolleranza.

Questi sono i numeri di un Paese malato di estetica della violenza e vanagloria egocentrica, un Paese che vive endemiche frustrazioni, repressioni e moralismi che vedono in un bacio o nei gesti d’amore un pericolo da cui difendersi.

Giuseppe Manzo giornale radio sociale