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Napoli, a Ponticelli associazioni e cittadini combattono (soli) i clan in guerra


 

Il suono sinistro del momento dell’esplosione ieri a Istanbul, nel quartiere Taksim: ci sono morti e decine di feriti per quello che secondo le autorità si tratta di un attentato.

Oggi parliamo di mafie e criminalità, nello specifico torniamo Napoli dove lo scorso 11 novembre si è svolta una marcia promosso da Libera e da altre associazioni nel quartiere Ponticelli per ricordare la strage del bar Sayonara del 1989.

Il giorno precedente, però, si è verificato un agguato davanti a una scuola del rione dove un uomo è stato gambizzato. Il quartiere è una terra di nessuno dove da messi i clan sono in guerra sparando e ammazzando ad ogni ora del giorno.

I commercianti sono pronti alla serrata perché si sentono abbandonati ed è scoppiata anche la polemica per l’assenza dell’Amministrazione comunale di Napoli alla marcia di venerdì scorso. Ascoltiamo il coordinatore di Libera Campania Mariano Di Palma.

Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo – giornale radio sociale

Perchè migrazioni e cittadinanza possono essere dei “flussi di energia”


 

 

Il momento della scossa di terremoto a largo di Pesaro negli studi di una tv locale: dopo l’alluvione ancora paura per la popolazione marchigiana.

Oggi parliamo di migrazioni o meglio di libertà di movimento. Lo scorso 9 novembre si è tenuto un convegno promosso dall’Assessorato alle politiche sociali di Roma Capitale, ed organizzato dal Forum Per Cambiare l’Ordine delle Cose, con la partecipazione della campagna Ero Straniero che è nato da una consapevolezza precisa: l’urgenza di pretendere che le persone possano muoversi e viaggiare liberamente, per lavoro, per studio, per realizzare i propri progetti di vita.

Dalla considerazione dei limiti attuali, ma anche dal riconoscimento delle potenziali opportunità rappresentate da una gestione dei flussi razionale e a lungo termine. La tavola rotonda ha posto diverse domande: Come liberare flussi di energia, cioè di immigrazione regolare? Come garantire il diritto alla mobilità delle persone e immaginare modi sicuri e regolari per attraversare confini e frontiere? Come programmare e gestire i flussi migratori per lavoro e studio per poter garantire tutele e dignità a chi arriva in Italia e per andare incontro ai fabbisogni odierni del mercato del lavoro? Come proteggere la sicurezza delle persone e dei paesi di transito e di approdo permettendo così la regolarità dei viaggi? E, infine, come garantire il diritto alla fuga e all’accoglienza di chi è costretto a partire dal proprio paese, senza che il sistema venga intasato da chi non ha interesse alla protezione internazionale?

Ascoltiamo Gianfranco Schiavone, giurista del Forum Per Cambiare l’ordine delle cose.

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Sicurezza sul lavoro, inarrestabile aumento degli incidenti nel 2022


 

Le voci del team di Medici senza frontiere dopo l’annuncio che a Catania lo sbarco è stato completato e tutti i naufraghi sono in salvo.

Oggi parliamo di sicurezza sul lavoro. Sono stati giorni con diversi tremendi incidenti sui posti di lavoro. Secondo l’Osservatorio indipendente di Bologna nel 2022 al 7 novembre sono morti complessivamente 1317 lavoratori, 675 di questi sui luoghi di lavoro gli altri sulle strade e in itinere

Ad alzare la voce è il Presidente ANMIL Zoello Forni. “Pochi giorni fa l’INAIL ha diffuso i dati dei primi 9 mesi del 2022 che, rispetto all’anno precedente – afferma Forni – hanno confermato un aumento di ben il 35,2% rispetto allo stesso periodo del 2021; un dato inaccettabile ma che lascia davvero sconcertati il fatto che rispetto ai primi nove mesi del 2019, antepandemia, si riscontri una crescita del 14,4% e i morti che abbiamo contato in queste ultime 24 ore ne sono una tragica conferma che dovrebbe scuotere tutti, mentre sembra solo una conta mensile di cui nessuno si rende conto che corrisponde a vite umane e a famiglie che si ritrovano a piangere per una morte ingiusta”.

Ora ascoltiamo la testimonianza di Damiano Marini, vittima di un incidente sul lavoro e autore del libro “La musica è nella mia testa”, intervenuto a RADIO ANMIL NETWORK.

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Da Catania al decreto Cartabia: in piazza per affermare il diritto di cronaca


 

Le voci delle attiviste di tutto il mondo che chiedono giustizia climatica in vista della Cop27 iniziata ieri in Egitto.

Oggi parliamo di bavaglio all’informazione o almeno l’accusa che arriva dalla categoria dei giornalisti al decreto Cartabia e dopo i fatti di Catania. Ieri in piazzale Clodio Articolo 21, il coordinamento cronisti romani, Fnsi, Giulia giornaliste e altre associazioni hanno svolto un presidio perchè la presunzione di innocenza è diventato un ostacolo per l’informazione e loro decidono sottolinearlo ad alta voce. Una legge rivolta ai magistrati e ai pubblici ufficiali ma, di fatto, utilizzata per imbavagliare i giornalisti. Ascoltiamo ora le voci della piazza con Alessia Marani del coordinamento cronisti romani e di Beppe Giuletti, presidente Fnsi.

Anche l’Ordine dei giornalisti era in piazza ieri a Roma. Ascoltiamo il presidente dell’Ordine del Lazio Guido D’Ubaldo e della segretaria nazionale Paola Spadari.

Anche per Marino Bisso, della Rete NoBavaglio, si tratta di «una battaglia non solo per i giornalisti, ma soprattutto per i cittadini. Nessun procuratore e nessun questore – osserva – può decidere cosa va sul giornale e cosa no. Questo è il nostro lavoro. In una democrazia compita si dovrebbe facilitare la verifica delle notizie e non si dovrebbe ostacolare la funzione di informare in modo corretto»

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Geo Barents, far sbarcare i migranti è un “dovere morale e legale”


 

 

Oggi parliamo di nuovo della situazione a Catania con la Geo Barents dove sono a bordo ancora decine di migranti bloccati dalle autorità italiane. La tensione è altissima e ieri tre giovani migranti tra i 215 passeggeri, si sono tuffati in mare nel tentativo di raggiungere la terraferma. Hanno nuotato fino ad un galleggiante e poi sono stati recuperati dalle autorità e portati sul molo vicino alla nave di Medici senza frontiere.

I tre stanno bene. I migranti ancora a bordo hanno realizzato cartelli con pezzi di cartone, con le scritte ‘Help Us’ e li hanno esposti all’esterno. La Commissione Europea, attraverso una portavoce, ribadisce che vi è il “dovere morale e legale di salvare le persone in mare, in base alle leggi internazionali” e ha salutato con favore lo sbarco di ieri dei migranti in Italia. Il ministro Piantedosi ha risposto che il governo si sta comportando “con umanità ma fermezza sui principi”

Per capirne di più ascoltiamo il legale di Sos Humanity Riccardo Campochiaro che ha fatto un esposto al Tar.

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Migranti: lo sbarco “selettivo” a Catania e i giornalisti “ingabbiati” nel porto


 

Gli insulti di un uomo di mezza età tifoso dell’Atalanta sugli spalti di Bergamo: ad ogni partita si ripetono questi cori contro i napoletani sugli stadi.

Oggi parliamo di sbarchi e migrazioni dopo un weekend di tensioni a per l’attesa delle navi con profughi a bordo a largo della Sicilia. Ieri sera donne e bimbi accompagnati dalle madri sono tra i primi ad essere sbarcati, nel porto di Catania, dalla Geo Barents, nave di ricerca e soccorso di Medici Senza Frontiere, arrivata con a bordo 572 naufraghi. Tra le persone che hanno lasciato la nave ci sono tre donne incinte, 50 minorenni non accompagnati e altri dieci minorenni assieme alle loro famiglie.

Si tratta della seconda nave presente nel porto di Catania: la notte tra sabato e domenica nel molo levante ha attraccato la Humanity 1, con a bordo 179 migranti, di cui 144 sbarcati a seguito dell’ispezione a bordo. Sulla vicenda è intervenuto anche il Papa che ai giornalisti ha detto: “La vita va salvata, il Mediterraneo è un cimitero, forse è il cimitero più grande” ma “l’Italia, questo governo, non può fare nulla senza l’accordo con l’Europa”.

Intanto ieri nel porto di Catania i giornalisti sono rimasti “ingabbiati” all’arrivo della Geo Barents come ha denunciato con video su twitter il corrispondente di Radio Radicale Sergio Scandura. Ascoltiamo le sue parole

Dopo la pandemia arriva il “terzo tempo” dell’impresa sociale


 

Un estratto del trailer Vatican Girls: il docufilm sul caso Emanuela Orlandi molto seguito e che prova a riaccendere la luce sul caso della 15enne scomparsa nel 1983.

Oggi parliamo di finanza e terzo settore, nello specifico di impresa sociale. Intesa Sanpaolo e AICCON (Associazione Italiana per la promozione della Cultura della Cooperazione e del Non Profit) hanno pubblicato la XI edizione dell’Osservatorio su Finanza e Terzo settore.

Aumenta la soddisfazione delle cooperative e imprese sociali per la relazione con gli istituti di credito. Circa il 32% delle cooperative e imprese sociali prevede di coprire i fabbisogni finanziari futuri ricorrendo al credito bancario per investimenti in capitale umano e tecnologia.

L’Osservatorio si arricchisce con l’Outlook Intesa Sanpaolo dell’Impresa Sociale, un’analisi curata da Ipsos Italia e AICCON, in collaborazione e con il patrocinio di Confcooperative-Federsolidarietà e Legacoopsociali, volta a rilevare il sentiment e le prospettive future di sviluppo delle imprese sociali: quest’anno emerge che le imprese sociali ampliano il proprio raggio d’azione: il 36% ha operato in nuovi settori d’intervento, il 78% ha collaborato con soggetti aventi forma giuridica differente dalla propria e il 50% ha ricercato all’esterno competenze complementari. Ascoltiamo Paolo Venturi di Aiccon

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Ecco perchè il decreto sui rave party non è in linea con la Costituzione


 

La voce di Pier Paolo Pasolini. Ieri 2 novembre era l’anniversario della sua morte, quella di un intellettuale che ha saputo leggere i cambiamenti della società italiana mezzo secolo prima.

Oggi parliamo del decreto del nuovo governo che ha voluto una stretta sui cosiddetti rave party illegali. L’accusa partita dalle opposizioni e anche dal mondo della società civile è un riferimento generico ai “raduni di più di 50 persone” in edifici e terreni pericolosi per l’ordine pubblico: il rischio sarebbe quello di estendere il decreto anche a forme di dissenso nelle scuole, nelle università e nelle piazze.

Il ministro dell’Interno Piantedosi reputa “offensivo attribuire la volontà di intervenire in altri contesti, in cui si esercitano diritti costituzionalmente garantiti a cui la norma chiaramente non fa alcun riferimento”. E che “in ogni caso la conversione dei decreti si fa in Parlamento, non sui social”.

Per capirne di più sotto l’aspetto penale e costituzionale ascoltiamo l’avvocato Elia De Caro, difensore civico di Antigone Onlus.

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Nel 2022 (ancora in corso) il record dei suicidi nelle carceri italiane


 

I cori delle donne e dei giovani iraniani giunti al 48° giorno di rivolta contro il regime degli Ayatollah.

Nel giorno della commemorazione dei defunti parliamo di carcere. Dall’inizio dell’anno 74 persone si sono tolte la vita all’interno di un istituto di pena. Mai così tante da quando si registra questo dato. Il precedente drammatico primato era del 2009, quando al 31 dicembre si erano suicidate 72 persone. Oggi, a fine anno, mancano ancora due mesi. Lo afferma l’associazione Antigone in una lunga e dettagliata nota.

Oltre al valore in termini assoluti, l’indicatore principale per valutare l’andamento del fenomeno è il cosiddetto tasso di suicidi, ossia la relazione tra il numero dei casi e la media delle persone detenute nel corso dell’anno.

Non essendo ancora terminato il 2022, possiamo oggi calcolare il tasso di suicidi solo tra il mese di gennaio e settembre, ossia a quando risale l’ultimo aggiornamento sulla popolazione detenuta. Con un numero di presenze medie pari a 54.920 detenuti e 65 decessi avvenuti in questi nove mesi, il tasso di suicidi è oggi pari circa a 13 casi ogni 10.000 persone detenute: si tratta del valore più alto mai registrato. In carcere ci si uccide oltre 21 volte in più che nel mondo libero. Quando nel 2009 si suicidarono 72 persone, i detenuti erano circa 7.000 in più.

Un altro dato drammatico è quello dei suicidi nella popolazione detenuta femminile. Finora sono stati cinque. Con un tasso superiore a quello degli uomini, pari a quasi il 22%. Nel 2021 e nel 2020 “solo” due si erano tolte la vita. Nessuna nel 2019. Quasi il 50% dei casi di suicidi sono poi stati commessi da persone di origine straniera. Se circa un terzo della popolazione detenuta è straniera, vediamo quindi come l’incidenza di suicidi è significativamente maggiore tra questi detenuti. Dalle poche informazioni a disposizione – spiega Antigone – sembrerebbe che circa un terzo dei casi di suicidi riguardava persone con una patologia psichiatrica, accertata o presunta, e/o una dipendenza da sostanze, alcol o farmaci. Ascoltiamo il Garante dei detenuti della Campania Samuele Ciambriello

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“Noi non paghiamo”: a Napoli la piazza che unisce operai, precari e ambientalisti


 

Il suono del caos e delle grida mentre a Roma alcuni giovanissimi pestano un clochard a Trastevere.

Oggi parliamo delle tensioni sociali dovute alla crisi per la guerra, la pandemia e il caro bollette che stanno producendo un’ulteriore forbice delle disuguaglianze nel Paese. Il prossimo 5 novembre oltre alla manifestazione per la pace a Roma si terrà a Napoli un’altra mobilitazione nazionale al grido di noi non paghiamo questa crisi.

La manifestazione è stata promossa dal collettivo di fabbrica Gkn di Firenze e dal Movimento 7 novembre composto da disoccupati e precari di Napoli. Si uniranno anche il movimento per il diritto alla casa di Roma e i giovani del Fridays for future.

Si tratta di una mobilitazione che da mesi è partita dal basso e ha visto una tappa a Bologna lo scorso 22 ottobre mentre nelle piazze in queste settimane venivano bruciate le bollette dell’energia che stanno affogando le condizioni delle imprese, delle famiglie e soprattutto delle fasce più deboli. Ascoltiamo i portavoce del Movimento 7 novembre e del Collettivo Gkn.

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