Turchia e Siria dopo il sisma, voci da Antiochia: “emergenza a lungo a termine”


 

 

I suoni dell’aereoporto di Lampedusa dove ieri sono stati trasferiti 187 migranti a Crotone: dopo gli ultimi sbarchi l’hotspot è strapieno e in totale sono 457 da trasferire.

Oggi torniamo a parlare delle conseguenze del terremoto in Turchia e Siria. Ieri una nuova scossa ha fatto piombare nel terrore le persone con altri crolli e vittime. «La crisi nelle zone colpite dal sisma andrà ben oltre i tre mesi di stato d’emergenza previsti: è fondamentale prevedere aiuti materiali e psicologici a lungo termine».

A lanciare l’allarme è Lorena D’Ayala Valva, vicedirettrice generale e responsabile per le emergenze di Fondazione CESVI, attiva in maniera particolare nelle province turche di Kahramanmaraş e Adiyaman, tra quelle maggiormente devastate ma meno raggiunte dagli aiuti internazionali. «Nelle dieci province turche più colpite dal terremoto – aggiunge – vivevano 13,5 milioni di persone: oltre 2,2 milioni sono sfollate altrove, ma per chi resta è urgente la necessità di aiuti e riparo in questo gelido inverno. Ai traumi psicologici della tragedia si aggiunge il rischio di gravi malattie, da quelle respiratorie al colera. Raggiungeremo, nei prossimi 6 mesi, 25mila persone su vari fronti, dalla distribuzione di beni salvavita all’assistenza psicologica per adulti e bambini». Ascoltiamo le operatrici sul campo ad Antiochia.

Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo – giornale radio sociale