I vaccini e l’Europa, cronaca di una spy story industriale


 

La sospensione dopo le morti sospette, il ritiro dei lotti e ora milioni di dosi accatastate ad Anagni. Quella dei  vaccini e di AstraZeneca è ormai una spy story industriale in piena pandemia.

La Francia ha tuonato contro l’azienda anglo-svedese: ha mantenuto “quasi integralmente” i suoi impegni “con la Gran Bretagna ma non con l’Unione europea” in materia di consegna dei vaccini ed è “una situazione completamente inaccettabile. L’Unione europea non sarà lo zimbello della vaccinazione”.

Cosa potrebbe fare l’Europa per uscire da questa situazione? Secondo Medici senza frontiere c’è una grande opportunità al Consiglio europeo.

L’UE dovrebbe richiedere alle aziende farmaceutiche di condividere apertamente la tecnologia e il know-how di tutti i vaccini, compresi quelli a mRNA. Significativamente più semplici da produrre rispetto ai vaccini tradizionali, i vaccini a mRNA possono anche essere fabbricati a un costo relativamente basso e sono più facili da adattare alle nuove varianti virali. Se la tecnologia e il know-how sono condivisi a livello globale, anche i produttori senza una precedente esperienza nella produzione di vaccini potrebbero essere in grado di produrli in sei mesi, come è stato fatto da BioNTech e da un sito di produzione acquisito da Novartis a Marburg, in Germania.

L’UE non dovrebbe opporsi alla proposta di sospensione dei brevetti attualmente in discussione all’OMC. I vincoli di fornitura attuali sono il frutto di un sistema che ha consentito alle case farmaceutiche di avere il controllo sulla produzione, fornitura e distribuzione mondiale dei vaccini contro il Covid-19. Bisogna fare sforzi aggiuntivi per soddisfare la domanda globale e garantire una fornitura sufficiente e sostenibile, adoperando la piena capacità di produzione e fornitura esistente anche nei paesi a basso e medio reddito.

Giuseppe Manzo giornale radio sociale