Allarme mafie


Sos impresa insieme alle commissioni antimafia di Regione Lombardia e Comune di Milano lanciano l’allarme: “Il lockdown potrebbe rivelarsi un affare colossale per la criminalità organizzata”. Con la crisi in atto sarà più facile convincere gli imprenditori a cedere la propria attività o ad accettare soldi in prestito. Ma quelli che denunciano sono ancora troppo pochi.

Crisi per alcuni, opportunità per altri? L’interrogativo potrebbe trasformarsi in una problematica reale se non si agirà nei modi e nei tempi più appropriati. Così ad approfittare dell’emergenza Coronavirus potrebbero essere le mafie, storicamente addentrate laddove le braccia dello Stato non riescono a giungere.

Aziende chiuse, negozi, bar e ristoranti con le saracinesche abbassate, lavoratori in panchina, famiglie che stanno dando fondo ai propri risparmi. In questo quadro drammatico gli aiuti economici stanziati dal Governo giocano una partita fondamentale. Necessario estendere alla platea dei più fragili sussidi come bonus e casse integrazioni.

Altrimenti? Quella stessa fascia di popolazione potrebbe prestare il fianco alle infiltrazioni della criminalità organizzata. Da aiuti immediati per fare la spesa a prestiti alle imprese in difficoltà, la mafia può sfoderare un’economia parallela e sommersa per consolidare il consenso sociale, incamerare pezzi di aziende pulite con cui lavare denaro sporco e arricchirsi, fare concorrenza sleale al mercato regolare e accaparrarsi sussidi di Stato o dell’Unione europea.

Come confermano i vertici di Sos Impresa, organizzazione contro racket e usura, il rischio di inserimento dell’illegalità nelle attività legali coinvolge circa l’80 per cento delle piccole e medie imprese presenti sul territorio nazionale. Un allarme che l’associazione circoscrive soprattutto nell’entroterra lombardo, dove insieme alle commissioni antimafia di Regione e Comune, Sos impresa ha lanciato l’allarme sul rischio che mafia, camorra e ‘ndrangheta vadano alla conquista di negozi, bar e ristoranti in crisi e a corto di liquidità. Nel Centro-Nord quasi 8mila soci, azionisti e amministratori di circa 9.200 aziende sarebbero legati da vincoli familiari a clan ’ndranghetisti e sono probabilmente affiliati alla ’ndrangheta.

di Pierluigi Lantieri