Beach volley, le norvegesi dicono no al bikini


Un punto per i diritti

Le giocatrici norvegesi di beach volley, durante le qualificazioni per le Olimpiadi di Parigi 2024 si sono rifiutate di giocare in bikini, appellandosi al regolamento, modificato solo nel 2012, che permette alle atlete di scegliere come vestirsi. 30 anni fa era stato scelto il bikini per “aumentare la popolarità della pallavolo”.


Cina: le norvegesi Olimstad e Sunniva si battono per i loro diritti, previsti dal regolamento, rischiando di perdere le qualificazioni per le Olimpiadi di Parigi 2024
Spesso per le donne battersi per i propri diritti può costare caro. Come accaduto alle due giocatrici norvegesi di beach volley, Emilie Olimstad e Sunniva Helland-Hansen, che hanno rischiato di perdere la qualificazione per le Olimpiadi di Parigi 2024 durante la gara del circuito World Tour in Cina, tenutasi venerdì scorso, perché l’arbitro si era opposto alla loro volontà – e al loro diritto concesso dal regolamento – di giocare in top e short anziché in bikini. “Pensavamo che l’arbitro scherzasse perché conosciamo le regole molto bene, eravamo sicure di aver diritto di giocare in pantaloncini – hanno dichiarato le due giocatrici Olimstad e Sunniva all’agenzia di stampa norvegese Ntb – Lui però era saldo nella sua posizione, dicendo che non avrebbe consentito di farci giocare con l’equipaggiamento sbagliato”.

Le atlete si sono così imposte nettamente per il loro diritto di giocare vestite a loro agio e hanno mandato l’arbitro a studiare il regolamento. Un ordinamento assai discusso, se si considera la motivazione che 30 anni fa portò l’allora presidente della Federvolley Mondiale, Ruben Acosta, ad optare per un abbigliamento ridotto per le atlete: “aumentare la popolarità della pallavolo”. L’ordinamento, per fortuna, fu poi rivisto nel 2012, dopo che alcune atlete musulmane si rifiutarono di partecipare ai Giochi Olimpici di Londra in bikini e che ad oggi consente a tutte le atlete di scegliere come vestirsi: in costume da bagno, in shorts o in pantaloncini.

Nonostante l’esistenza di un regolamento i dibattiti, oltre quello già citato, non sono mancati. Alle Olimpiadi di Tokyo 2021 le atlete tedesche di ginnastica artistica si sono ribellate alla “sessualizzazione dei corpi”, indossando una tuta intera che coprisse tutto il corpo, boicottando il body inguinale. Al contrario, nello stesso anno durante i Mondiali in Qatar, le tedesche Carla Borger e Julia Sude boicottarono per motivi opposti, dopo che la Federvolley aveva loro caldamente consigliato di indossare pantaloni lunghi e maniche lunghe.

Foto di Engin Akyurt