Le “Boxing Sisters” del Kurdistan iracheno, oltre cento donne yazidi sfollate danno un pugno alla paura


Un pugno alla paura

Il progetto della ong The Lotus Flower propone alle donne yazidi sfollate nella regione del Kurdistan in Iraq il programma “Boxing Sisters”, che ha permesso l’accesso agli allenamenti di pugilato di oltre cento ragazze. Lo scorso anno l’iniziativa ha vinto l’innovation Award promosso da UNHCR.

In una recente lezione, circa 15 giovani donne indossano i guantoni da boxe e si esercitano con jab e pugni incrociati con le compagne di allenamento, mentre Nathifa urla le istruzioni.

Shaare Sharaf Sameer, 21 anni, è una di loro. Frequenta le lezioni di boxe di Nathifa da quando sono iniziate e dice di sentirsi annoiata se passa un giorno senza una lezione. “È molto utile per la nostra salute e per il nostro benessere mentale”, dice, dopo il suo turno con il sacco da boxe. “Non importa quanto siamo tristi o annoiate, non appena partecipiamo alle lezioni dimentichiamo tutto”.

Quando Nathifa Wadie Qasim era una ragazzina a Sinjar, nel governatorato iracheno di Ninive, la sua scuola aveva un sacco da boxe che veniva usato dagli studenti maschi per esercitarsi. Nathifa lo prendeva a pugni quasi ogni giorno. “Ricordo che ero l’unica ragazza tra i miei amici ad avere il coraggio di avvicinarsi a quel sacco rosso e sferrare pugni”, ricorda. “Mi aiutava a scaricare lo stress”.

A casa, Nathifa si occupava principalmente della madre malata e dei fratelli più piccoli, mentre il padre era fuori a lavorare i campi della famiglia. Sua madre è morta pochi giorni prima che i militanti dell’ISIS attaccassero Sinjar nell’agosto 2014. I militanti hanno preso di mira la popolazione a maggioranza yazidi di Sinjar, la cui antica religione si ispira sia al cristianesimo che all’islam, sottoponendola a un regno di terrore che le Nazioni Unite hanno definito un genocidio. Migliaia di uomini yazidi sono stati giustiziati, mentre donne e ragazze sono state rapite e spesso vendute come schiave sessuali.

Nathifa e la sua famiglia sono riusciti a fuggire, finendo a Rwanga, un campo per circa 12.000 sfollati interni, la maggior parte dei quali yazidi, nella regione del Kurdistan in Iraq. Otto anni dopo sono ancora lì, anche se il padre di Nathifa si è risposato e Nathifa, ora 28enne, è l’unica a occuparsi dei suoi quattro fratelli adolescenti.

Il sacco da boxe è tornato nella sua vita dopo che ha iniziato a lavorare per The Lotus Flower, un’organizzazione comunitaria che sostiene le donne e le ragazze sfollate nel nord dell’Iraq. Quando le è stato chiesto di pensare a un’attività sportiva per le ragazze del campo, Nathifa ha pensato subito alla boxe. “La maggior parte delle donne e delle ragazze del campo erano sopravvissute all’ISIS e avevano subito un trauma a causa della prigionia”, racconta. “Ho pensato che se quelle donne e quelle ragazze fossero state fisicamente forti, avrebbero potuto avere maggiori possibilità di fuggire dall’ISIS o di difendersi”.

Per caso, la fondatrice di The Lotus Flower, Taban Shoresh, stava pensando a qualcosa di simile. Anche lei è sopravvissuta alla violenza e ha osservato gli alti livelli di trauma tra le donne yazidi e il loro bisogno di supporto per la salute mentale e di uno sfogo per le loro emozioni.

“Ho incontrato molte donne e ragazze yazidi che portano dentro di sè le conseguenze dell’ISIS”, racconta. “Ho potuto vedere la rabbia e le emozioni intrappolate dentro di loro. Ho pensato: cosa può aiutarle a ricostruire la fiducia in se stesse e a recuperare il potere che è stato loro tolto? Quale sport c’è? Ed è venuto fuori il pugilato”.

Nel 2018, Taban ha portato a Rwanga Cathy Brown, ex pugile professionista e terapeuta cognitivo-comportamentale, per insegnare a Nathifa e ad altre giovani donne come tirare di boxe e diventare loro stesse allenatrici.
È nato il programma “Boxing Sisters” e da allora Nathifa dice di aver allenato oltre un centinaio di ragazze e donne.