Adesso basta. La fallimentare risposta del governo brasiliano al Covid-19 sta causando una catastrofe umanitaria: è l’allarme di Medici Senza Frontiere, che ha lanciato un appello internazionale per chiedere urgentemente alle autorità di riconoscere la gravità della crisi e predisporre un sistema centrale di risposta e coordinamento all’emergenza per prevenire ulteriori morti evitabili.
Secondo i dati ufficiali del governo Sudamericano dal febbraio 2020 i contagiati sono quasi 14 milioni. Solo la scorsa settimana i brasiliani hanno rappresentato l’11% della popolazione mondiale positiva al Covid-19 e il 26.27% dei decessi globali. Presto, infatti, si arriverà anche alla quota disastrosa delle 400 mila vittime, raddoppiando nei soli cinque mesi del 2021 le 200.000 di tutto il 2020. La strage non sta risparmiando neanche i minori. Sempre a partire dal febbraio 2020 fino alla metà di marzo del 2021, 852 bambini sono morti a causa del virus. 852 minori brasiliani che non avevano compiuto i 9 anni di età, compresi i 518 neonati con nemmeno un anno di vita. E secondo le stime dei medici e dell’Ong, i casi conclamati potrebbero essere più del doppio. “In più di un anno di questa pandemia – ha dichiarato il dottor presidente internazionale di Msf Christos Christou – la risposta mancata in Brasile ha causato una catastrofe umanitaria. Ogni settimana c’è un nuovo record di morti e infezioni. Gli ospedali sono sopraffatti, e tuttavia la risposta è ancora scarsa. La negligenza delle autorità brasiliane costa vite umane”.
Il dramma è certificato anche dalla situazione nei reparti di terapia intensiva, pieni in 21 delle 27 capitali del Paese e a corto di anestetici, sedativi e kit per l’intubazione. Questa carenza costringe i pazienti ospedalizzati a una condizione da incubo: essere intubati da svegli e con le mani legate al letto per sopportare il dolore. Particolarmente critica la gestione nello stato di San Paolo, dove il 60% delle terapie intensive è senza anestetici e senza kit per l’intubazione. Lo ha rivelato il Consiglio delle segreterie di salute del più ricco e popoloso stato del Brasile, secondo cui le dotazioni di bloccanti neuromuscolari, utilizzati per far rilassare la muscolatura dei pazienti da intubare, sono esaurite nel 68% delle strutture Covid. A questo si aggiunge la mancanza di operatori sanitari: quelli stranieri e quelli brasiliani con titoli acquisiti all’estero non sono autorizzati a lavorare. Senza contare i camici bianchi che possono farlo e sono allo stremo, provati dal lutto e dallo stress post traumatico. “Gli operatori sanitari sono fisicamente, mentalmente ed emotivamente esausti – ha spiegato Christou – e nonostante il loro impegno assoluto nei confronti dei pazienti, nonostante le loro capacità e professionalità, sono stati lasciati soli a raccogliere i pezzi di una risposta governativa fallita e ad improvvisare soluzioni”.
Intanto anche la campagna vaccinale va a rilento, in un paese dove già sarebbe tanto se si rispettassero le regole basilari del distanziamento, dell’uso della mascherina e dell’igiene quotidiano. Finora, solo l’11% della popolazione ha ricevuto una dose di vaccino. Di queste, poco meno di 8 milioni di persone hanno ricevuto entrambe le dosi, pari al 3,49% del totale. Gli unici due vaccini autorizzati nel paese sono AstraZeneca e SinoVac (il prodotto cinese). Ciò significa che milioni di vite in Brasile, e anche oltre i suoi confini, sono a rischio a causa di oltre 90 varianti del virus attualmente in circolazione, nonché di altre che ancora devono emergere.
di Pierluigi Lantieri