Nove bambini rom, che vivono in una ex fabbrica occupata di Tor Sapienza a Roma, hanno preso parte al “Terreiro” e sono stati “battezzati” all’arte marziale brasiliana. “La cosa più importante – dicono le volontarie che li hanno seguiti – è che si sono scoperti bravi in qualcosa superando le loro paure”.
Nove piccoli rom hanno coronato il percorso di capoeira, l’arte marziale che, dalle strade del Brasile, sempre più sta prendendo piede anche in Europa. A Roma, è arrivata fin dentro il Metropoliz, una fabbrica dismessa di Tor Sapienza, occupata nel 2009 e in cui oggi vivono circa 200 persone provenienti da diverse regioni del mondo. Ed è lì che vivono anche Ionela, Monica, Daniela, Ionuz, Cristi, Cristina, Cristina, Florin e Marius.
A far scoprire loro la capoeira ci hanno pensato due volontarie, Serena Diviggiano e Valentina Andreoli, entrambe appassionate praticanti di capoeira da molti anni. Ed è proprio Serena a raccontarci come e perché ha pensato, voluto e promosso questo incontro tra la capoeira e i piccoli rom. 27 anni, laurea in Lettere, “lavoro da tempo a contatto con il disagio e lo ‘svantaggio’ di vario tipo: insegno italiano agli stranieri e aiuto nell’integrazione scolastica bambini con problemi. La capoeira mi ha aiutato in molte occasioni ad avvicinare queste persone, a trovare un linguaggio comune: la capoeira è intercultura, libertà, spontaneità individuale e collettiva, espressione corale, rispetto per l’anzianità e per il più debole. E’ nata nella strada, nella spontaneità, nel disagio, nell’ansia di libertà. Ecco perché ho pensato, insieme a Valentina, di farla scoprire anche ai bambini rom, con cui lei lavora insieme all’associazione Popica, all’interno del Metropoliz”. I bambini hanno imparato, chi più chi meno. Ma la cosa più importante, per Serena, è che “abbiano superato la percezione di se stessi come ‘outsiders’: si sono scoperti bravi in qualcosa: la maggiore difficoltà per loro è stata lasciarsi andare.