Cimiteri di biciclette


Dopo il boom degli ultimi anni, in estremo Oriente proliferano i luoghi di smaltimento per i resti di centinaia di migliaia di mezzi del bike sharing. Spariti gli investimenti multimilionari, ora tocca ai contribuenti pagare per la rimozione di cicli ritrovati un po’ ovunque, alcuni persino nel letto dei fiumi. Mentre alcune compagnie superstiti hanno trovato modi creativi di riciclarle.

Oggi, secondo Bloomberg, il numero di aziende nel settore è drasticamente diminuito, e le loro priorità sono cambiate: nelle grandi città sono rimaste solo tre compagnie e tutte hanno deciso di essere responsabili dell’intero ciclo di vita delle loro biciclette. “Molte piccole aziende di bike sharing non avevano la sensibilità o la possibilità di essere ecosostenibili” ha affermato Xie Peng, manager di Hellobike, una delle compagnie ancora attive sul territorio. Nel frattempo, per strada e nelle discariche improvvisate, circa 30 milioni di biciclette rotte, usurate o inutilizzate aspettano ancora di essere smaltite o rimesse in circolazione. A Fujan, nel Sudest della Cina, il cimitero più grande ne contiene circa 200mila.

In aiuto delle autorità locali sono arrivate aziende come China Recycling, che dal 2017 ha rimosso e acquistato circa 4 milioni di biciclette per recuperarne i materiali (acciaio, metallo e plastica). Inoltre, le tre compagnie superstiti hanno trovato modi creativi di riciclarle: Mobike ha creato una linea di mobili di design e costruito una pista di atletica; Ofo e Obike hanno venduto le loro biciclette usate a un imprenditore birmano che le ha riparate e donate agli studenti del suo paese. A marzo, i media cinesi avevano iniziato a parlare di una seconda giovinezza del bike sharing: di ritorno a lavoro dopo i mesi di quarantena, i pendolari avevano dimostrato di preferire la bicicletta agli altri mezzi di trasporto pubblici, in modo da potersi spostare all’aria aperta e limitare al minimo il contatto umano. Ad oggi, i pendolari cinesi stanno lentamente tornando alle loro abitudini pre-Covid, diminuendo progressivamente l’uso dei servizi di bike sharing o pedalando per tragitti più brevi.