“Il clima è già cambiato”


In crescita trombe d’aria, alluvioni, ondate di calore; ecco gli impatti decennali del climate change sui centri urbani, fotografati dal nuovo rapporto dell’Osservatorio CittàClima di Legambiente. Record su record, il cambiamento climatico non arresta la sua corsa e investe in pieno, con i suoi effetti più evidenti, i principali centri urbani di tutto il mondo: l’Italia non fa eccezione, come rileva l’Osservatorio che dal 2010 a fine ottobre 2020 ha registrato sulla sua mappa 946 fenomeni metereologici estremi in 507 Comuni, con impatti suddivisi in categorie utili a comprendere il rischio climatico nelle diverse aree del territorio nazionale.

Una mappa dei territori colpiti da fenomeni metereologici estremi: quasi mille, in oltre 500 Comuni. Sotto la lente d’ingrandimento di CittàClima, le aree urbanizzate della Penisola, le più popolose e spesso sprovviste di una corretta pianificazione territoriale, nonché le più esposte agli effetti del cambiamento climatico. Clamoroso, sottolinea l’Osservatorio, il caso di Roma, dove dal 2010 a ottobre 2020 si sono verificati 47 eventi estremi, 28 dei quali riguardanti allagamenti in seguito alle piogge intense. Altro caso importante è quello di Bari, dove gli eventi estremi sono stati 41, soprattutto allagamenti da piogge intense (20) e trombe d’aria (18). Segue quindi Agrigento, con 31 eventi legati ad allagamenti (in 15 casi) e danni alle infrastrutture (in 7 casi) come per i danni da trombe d’aria. Da segnalare anche Milano, con 29 eventi in totale, dove si contano almeno 20 esondazioni dei fiumi Seveso e Lambro.

Sempre più drammatiche, in particolare, le conseguenze dei danni da trombe d’aria, che nel Meridione sferzano le città costiere, mentre al Nord si concentrano nelle aree di pianura. Più forti e prolungate le ondate di calore nei centri urbani, dove la temperatura media cresce a ritmi più elevati che nel resto del Paese. Tra i fenomeni estremi a maggiore intensità, anche quelli alluvionali, con quantitativi d’acqua che normalmente cadrebbero in diversi mesi o in un anno e che invece si riversano nelle strade in poche ore, seguiti sempre più spesso da lunghi periodi di siccità.

Il rapporto di Legambiente passa quindi in rassegna una serie di buone pratiche già in essere, all’estero e in diverse città italiane, con risultati positivi nella prevenzione del rischio e nell’adattamento al cambio climatico: dai regolamenti edilizi sostenibili allo smart mapping, dalla tutela delle aree verdi estensive alberate a interventi mirati come quelli effettuati in provincia di Pisa, ad esempio, dove si è proceduto al detombamento dei corsi d’acqua, al drenaggio e al rallentamento delle acque meteoriche e all’installazione dei semafori anti-allagamento per prevenire fenomeni alluvionali.

di Pierluigi Lantieri