Dopo l’Aquarius altre navi delle ong chiedono aiuto, ma l’Italia si volta dall’altra parte. Il servizio di Giovanna Carnevale.
Sette imbarcazioni in acque libiche con mille migranti a bordo, da giorni, e senza sapere dove approdare. Dopo la vicenda dell’Aquarius, si ripete la chiusura dei porti italiani e l’affondo del ministro dell’Interno Salvini alle ong, che delega il salvataggio alle autorità libiche. “Non abbiamo carne a bordo ma esseri umani”, scrive la Lifeline con 230 migranti. Sulla Guardia costiera libica, come ha ricordato Amnesty International, pesano accuse di condotte violente durante le intercettazioni in mare e collusione con i trafficanti. Intanto nei giorni scorsi la procura di Palermo ha archiviato le inchieste sulle ong Sea Watch e Open Arms, accusate di favoreggiamento all’immigrazione clandestina. Secondo l’Unhcr, sono oltre mille le persone annegate nel Mediterraneo solo da gennaio scorso. L’ultimo naufragio pochi giorni fa, dove al largo delle coste libiche sono morte 220 persone.