“La strage degli innocenti”


E questa volta sono le persone più fragili, anziani o con disabilità, a cui è negato l’accesso alle cure. Muoiono a casa o nelle residenze socio-sanitarie. Oltre a loro chi li assiste, parenti o operatori, ancora sprovvisti delle mascherine e dei dispositivi di protezione necessari. Forte la denuncia del Forum Terzo Settore Lombardia insieme a Ledha, Uneba e Alleanza Cooperative Italiane.

La storia si capovolge. A distanza di circa duemila anni dalla prima “Strage degli Innocenti”, quando, secondo la confessione cattolica, il re della Giudea Erode ordinò un massacro di bambini allo scopo di uccidere Gesù, il bersaglio è opposto. Ora, gli innocenti del ventunesimo secolo, sono le persone più anziane e con disabilità, esposte senza alcuna difesa di fronte al virus Covid-19. È attraverso questo parallelismo storico che Forum Terzo Settore Lombardia insieme a Ledha, Uneba Lombardia e Alleanza Cooperative Italiane-Welfare Lombardia denunciano con un comunicato stampa la negligenza nei confronti delle persone più deboli, cui in queste settimane è stata negata ogni forma elementare di prevenzione.

Costretti a pagare con la propria vita. “A queste persone – esordisce la nota – una volta contratta la malattia, viene negato l’accesso ai pronto soccorso e agli ospedali, lasciandole morire nei loro letti. Muoiono nelle case o nei servizi residenziali, senza poter avere accesso a tutte le cure a cui vengono invece sottoposte le persone che riescono ad essere ricoverate”. Soprattutto all’interno delle Rsa –  residenze sanitarie assistenziali – si moltiplicano, giorno dopo giorno, le persone che non riescono a sopravvivere. Le strutture di assistenza si trasformano in luoghi di sofferenza. I degenti resistono, finché possono, senza poter essere ricoverati e tantomeno sottoposti a tampone. Emergono sempre più casi, sempre nuove storie. Uno stato di assedio che condanna le Rsa ad essere i nuovi focolai del virus.

Ancora più drammatica la situazione in Lombardia, dove oltre ai casi sospetti (ma non certificati), gli operatori si ammalano e sono costretti all’isolamento domiciliare, sono in difficoltà a reperire mascherine e sovracamici, devono far fronte ad istruzioni sanitarie che vengono aggiornate ogni giorno. “Le persone che li assistono – prosegue il comunicato – si tratti di parenti o di operatori sociosanitari, rimangono ancora sprovvisti delle mascherine e dei dispositivi di protezione necessari per evitare di contagiare e di essere contagiati. Anche nella distribuzione “pubblica” dei DPI, infatti, sono state privilegiate, sinora, le strutture sanitarie rispetto a quelle sociosanitarie”.

E di questo passo le conseguenze rischiano di essere molto pesanti. Da una parziale indagine della Fp Cgil sul 40% delle strutture lombarde, risultano almeno 200 Rsa con infezioni da Covid-19. Tra questi, alcuni casi sono davvero emblematici. Nella casa di riposo “Sassi” di Gropello Cairoli (Pavia) hanno perso la vita 15 degenti e un’infermiera di 64 anni risultata positiva al coronavirus. Per gli anziani ospiti della Rsa i sintomi sono quelli riconducibili al Coronavirus anche se non si è potuta accertare la natura della malattia, non essendo stati eseguiti i tamponi. Alla Rsa “Borromea di Mombretto” (Milano) la maggior parte dei contagiati dal virus si trovava in una residenza per anziani, in cui sono stati dichiarati 43 decessi per il virus, anche se secondo i parenti sarebbero molti di più. Nella casa di riposo di Quinzano d’Oglio (Brescia) sono morte 33 persone. Ufficialmente solo una di queste è morta di Covid-19: la prima, a cui è stato fatto il tampone dopo il decesso in ospedale. Gli altri 32 ospiti sono morti nella struttura, perché non è stato possibile fare arrivare l’ambulanza.

Ormai è chiaro: oltre alla prima linea degli ospedali esiste anche il fronte delle strutture e dei servizi socio sanitari. Dalle case di riposo alle comunità per famiglie o persone in difficoltà, dai servizi domiciliari ai centri diurni. Necessitano di supporto affinché possa cessare questa nuova “Strage degli Innocenti”. Il comunicato firmato da Forum Terzo Settore Lombardia insieme a Ledha, Uneba Lombardia e Alleanza Cooperative Italiane si conclude proprio con il seguente appello: “Forniamo subito agli enti gestori tutti i presidi di protezione, i medici, i farmaci necessari per garantire diagnosi e cure tempestive. Permettiamo alle persone con disabilità di qualunque età di poter accedere, almeno in condizioni di parità rispetto al resto della popolazione, alle terapie intensive quando utile e necessario. Non neghiamo a nessuno la speranza e la possibilità di poter guarire e vivere.”

di Pierluigi Lantieri