Lo sport non ci sta


L’ultimo Dpcm colpisce le attività dilettantistiche e sociali. Uisp lancia un nuovo appello: “Lo sport per tutti non è marginale. Abbiamo due doveri: tutelare la salute e un settore che è in ginocchio”. Anche UsAcli ribadisce l’incongruenza delle decisioni rispetto ai vari comparti, mentre l’Aics sottolinea che lo sport “non può essere considerato un’attività non essenziale”, si rischia il collasso.

Nel suo comunicato stampa, l’Uisp ricorda poi l’impegno dimostrato in questi mesi: “Dall’inizio della pandemia la Uisp è sempre stata sul crinale tra responsabilità verso il bene primario della salute di tutti e il dovere di rappresentanza. Oggi ci sentiamo di dire ‘No, non ci stiamo’ alle incongruenze che emergono rispetto ai diversi comparti che interessano le nuove misure del Dpcm. Non può essere sempre lo sport a pagare le conseguenze pesanti delle scelte. Lo sport, quello di base soprattutto, ha una valenza trasversale nelle politiche pubbliche a partire da quelle per la salute, ma è altrettanto economia sociale, opportunità di lavoro, con pari dignità rispetto alle altre realtà produttive del Paese.

Gli investimenti che il nostro mondo ha fatto per garantire la sicurezza e la salute dei praticanti e dei cittadini non possono non essere presi in considerazione. Lo sport di base è davvero in ginocchio, non ce lo possiamo più permettere”. La richiesta è che non tardino ad arrivare i necessari supporti a chi più subirà le conseguenze di queste decisioni: “Chiediamo fin da subito interventi consistenti sul piano delle risorse da allocare, che possano ristorare tutto il comparto sportivo, che riconoscano gli indennizzi a tutti quei lavoratori dello sport che, al pari di tutti gli altri, sostengono le proprie famiglie, i propri figli. Non accettiamo e non accetteremo di essere considerati marginali. Lo sport è parte del progetto di vita di ogni persona, deve avere pari condizioni come per tutte le altre categorie”, conclude Uisp.

Anche il presidente dell’Unione Sportiva Acli, Damiano Lembo, ha commentato il nuovo stop a palestre e centri sportivi di base, in base all’ultimo Dpcm. “A distanza di una settimana dall’ultimo Dpcm in cui si chiedeva allo sport di base di adeguare le proprie strutture e attività alle misure di sicurezza, dispiace appurare come le premesse di quel provvedimento non siano state rispettate. Le nostre ASD e SSD erano già adeguate fin dalla riapertura seguita al primo lockdown. E i controlli effettuati dalle competenti autorità hanno potuto solamente confermarlo. Per farlo avevano speso soldi, fondi e agevolazioni che l’US Acli ha messo a disposizione per la loro sopravvivenza. Risorse che ormai sono finite”.

“Lo sport non è solo gioco, passione, passatempo, come in molti ancora superficialmente pensano – prosegue Lembo – Lo Sport è anche e soprattutto benessere, salute ed economia sociale, quella stessa economia che ora è messa in ginocchio e rischia di non esserci più. Fermare una realtà che viveva di benessere, salvaguardia della salute per stile di vita e non per imposizione, significa dargli il colpo di grazia finale. In palestra non si può andare, ma sugli autobus e metropolitane senza distanze di sicurezza si può. Sinceramente non ne comprendiamo il senso”. “Avete chiesto voi alle realtà sportive di applicare rigidi protocolli, ora cosa racconteremo alle nostre realtà sportive? Auspichiamo – conclude il presidente dell’Us Acli – anzi a questo punto pretendiamo, lo stesso rispetto delle altre categorie. E risorse indispensabili per la sopravvivenza di un comparto che rischia di scomparire per sempre”.

“Lo sport è essenziale, per salute ed economia: non può essere considerato un’attività non essenziale, chiuderlo è errato. Così rischiamo solo il collasso”. Lo dice in una nota Bruno Molea, presidente dell’Associazione italiana cultura sport. “Lo dimostriamo con i fatti da sempre: sport è educazione per i più piccoli, socialità, prevenzione medica, risparmio della spesa sanitaria, benessere. Ma è anche economia, posti di lavoro, produttività- rimarca il presidente Molea- Siamo insomma sia un’agenzia educativa al pari della scuola, sia un’attività produttiva al pari di tante altre, quindi davvero non si capisce il perché di questo nuovo fermo. Semmai sarebbe stato opportuno intensificare i controlli, quelli sì: i nostri protocolli, come quelli di tanti altri soggetti sportivi sono rigidi e non lasciano nulla al caso. Lo dimostra il fatto che ai campionati nazionali Aics degli ultimi mesi, nonostante l’alta affluenza, non si sia registrato un solo caso di contagio. Si lasci modo alle attività sportive, inserite in contesti e protocolli codificati, di proseguire nelle proprie attività e si sostenga dal punto di vista economico il mondo dello sport di base che, con un altro lockdown, rischia di non riaprire mai più”.