Le Nazioni Unite hanno annunciato la sospensione del trasporto di cibo e medicine in Siria dopo che un attacco aereo ha colpito un convoglio causando venti vittime. Per i Caschi Bianchi, volontari nella zona di guerra dove da ieri si è ufficialmente conclusa la breve tregua, chi pagherà il prezzo della scelta dell’Onu saranno i civili.
“Al momento non abbiamo una visione completa di quello che è successo, ma abbiamo preso la decisione di sospendere tutte le operazioni umanitarie dei convogli sul terreno”, ha spiegato un portavoce dell’Ufficio di coordinamento degli affari umanitari dell’Onu in una nota.
E intanto si riaccende lo scontro tra Stati Uniti e Russia. I primi hanno accusato l’aviazione siriana dell’attacco al convoglio e sostenuto anche le responsabilità della Russia nell’accaduto, mentre quest’ultima ha prontamente negato: i jet russi e siriani “non hanno effettuato alcun raid sul convoglio umanitario delle Nazioni Unite nel sud-ovest di Aleppo, in Siria”, ha detto il portavoce del ministero della Difesa russo Igor Konashenkov. Il cessate-il-fuoco tanto difficilmente raggiunto nei giorni scorsi è già un ricordo: il 18 settembre una coalizione a guida statunitense ha bombardato la base di un esercito siriano causando oltre sessanta morti e centinaia di feriti tra i soldati di Damasco che resistevano da mesi all’avanzata dell’Isis. Gli Stati Uniti si sono scusati e hanno definito un errore quanto accaduto. Ieri il governo siriano ha annunciato la conclusione della tregua.