Stop alle gare per le cicliste trans che hanno effettuato la transizione dopo la pubertà: le nuove regole dell’Uci


Ruote dispari

Le nuove regole dell’Unione ciclistica internazionale vietano la partecipazione agli eventi femminili dei calendari internazionali in tutte le categorie e discipline alle atlete trans, perché le attuali conoscenze scientifiche non permettono di escludere eventuali vantaggi biomeccanici per le cicliste.

Nel mondo delle due ruote, dal 17 luglio, alle cicliste che hanno effettuato la transizione dopo la pubertà (maschile) è vietato partecipare agli eventi femminili inserite nei calendari internazionale dell’Unione ciclistica internazionale (Uci) in tutte le categorie e in tutte le discipline.
Per le manifestazioni internazionali master, la categoria maschile viene rinominata “Men/Open” e qualsiasi atleta che non soddisfi le condizioni per la partecipazione alle gare femminili viene ammesso senza restrizioni.

Il comitato direttivo dell’Uci, seguendo quando già decretato dalla federazione inglese, fa sapere di aver preso atto dello stato delle conoscenze scientifiche, come la non conferma che almeno due anni di terapia ormonale di affermazione del genere con una concentrazione target di testosterone plasmatico di 2,5 nmol/litro siano sufficienti per eliminare completamente i benefici del testosterone durante pubertà maschile.
Inoltre, sempre secondo l’Uci, “allo stato attuale delle conoscenze scientifiche, è anche impossibile escludere la possibilità che fattori biomeccanici come la forma e la disposizione delle ossa degli arti possano costituire un vantaggio duraturo per le cicliste che hanno fatto la transizione di genere”.
Per questo la Federazione ciclistica mondiale lascia speranze per il futuro: “Le nuove regole potrebbero cambiare in futuro con l’evolversi delle conoscenze scientifiche”.

“Come sport agonistico, attività per il tempo libero o mezzo di trasporto, il nostro è un mondo aperto a tutti, comprese le persone in transizione di genere che incoraggiamo, come tutti gli altri, a prenderne parte” dichiara il presidente dell’Uci e neoeletto presidente del Comitato olimpico francese, David Lappartient. “L’Uci rispetta e sostiene pienamente il diritto degli individui di scegliere il sesso che corrisponde alla loro identità di genere, qualunque sia il sesso loro assegnato alla nascita” aggiunge.

Ai Giochi Paralimpici di Parigi 2024 saranno i singoli sport a decidere i criteri di partecipazione delle atlete transgender agli eventi femminili. E’ quanto ha deciso il Comitato Paralimpico Internazionale. L’italiana Valentina Petrillo è diventata la prima atleta apertamente transgender a vincere una medaglia a un evento mondiale di atletica paralimpica la scorsa settimana nei 400 metri T12 femminili e si è anche qualificata per la finale dei 200 metri T12.
Petrillo, 49 anni, è nata con una disabilità visiva ed è idonea per la competizione World Para Athletics in base alla regola che consente alle donne transgender di competere purché siano legalmente riconosciute come donne.

Ma la maggior parte dei principali organi di governo dello sport ora ha linee guida specifiche per quanto riguarda i limiti di testosterone o, come avviene nell’atletica internazionale, nel nuoto e nel ciclismo, hanno scelto di bandire completamente le donne transgender se hanno superato la pubertà maschile. “Dal punto di vista del Comitato Paralimpico Internazionale abbiamo permesso agli sport individuali di stabilire le proprie regole in termini di transgender”, dichiara alla Bbc il presidente del Comitato Paralimpico Internazionale Andrew Parsons.
“Quindi queste regole possono essere diverse da sport a sport. Alcuni stanno arrivando con posizioni diverse, quindi non sono sorpreso dalle ripercussioni” prosegue.
E spiega: “Abbiamo sempre saputo che non era una questione di se, è una questione di quando. Tuttavia, stiamo monitorando ciò che sta accadendo nel mondo dello sport in generale. La scienza deve essere il principio guida”. Per Parsons “la popolazione che sta facendo o ha fatto il cambio di genere sta crescendo. Dobbiamo assicurarci di offrire loro opportunità sportive, ma anche proteggere le atlete”.