Da Amman, Giordania, la storia dei rifugiati siriani resi disabili dalla guerra che stanno ricostruendo la propria vita attraverso l’attività fisica. Il servizio di Elena Fiorani.
Almeno una volta alla settimana i rifugiati siriani con disabilità di Amman si ritrovano al centro del Comitato Paralimpico giordano per praticare diverse attività, dal tennistavolo al lancio del peso, che permettono di ritrovare la forma fisica e al tempo stesso rappresentano uno strumento per il rilancio delle proprie competenze in senso più ampio. Oggi una delle sfide principali è dare continuità a queste attività. Dall’inizio della guerra in Siria la Giordania ha accolto ufficialmente oltre 650.000 uomini, donne e bambini. Unhcr stima che un profugo su quattro sia affetto da qualche forma di disabilità, congenita o causata da bombardamenti e torture. Lo sport può giocare un ruolo fondamentale per il recupero fisico e psicologico: infatti, attraverso l’attività sportiva si ridefinisce il proprio corpo, il rapporto con lo spazio e soprattutto si smette di essere persone che hanno perso abilità, ma si diventa persone che ne hanno altre e le sanno usare.