Allargare lo sguardo per capire l’immigrazione

di Fabio Piccolino

Sul tema dei migranti si gioca il dibattito politico degli ultimi mesi e di conseguenza, il ruolo dell’opinione pubblica che trasforma i pensieri in voti.
Nei giorni scorsi ha fatto molto discutere la lettera che il governatore della regione Lombardia Maroni ha inviato ai prefetti, chiedendo di sospendere l’accoglienza di richiedenti asilo disposta dal Governo. Una proposta provocatoria e senza un reale riscontro con la realtà, che oltretutto va oltre le competenze delle regioni: simili decisioni infatti sono di competenza del Ministero dell’Interno e del governo.
La questione tuttavia rinfocola il dibattito su un tema sempre più caldo, mentre in queste ore altre seimila profughi e richiedenti asilo sono arrivati nel nostro paese dalla Libia.
Sono passati meno di due mesi dalla tragedia del mare che, nel canale di Sicilia, è costata la vita a 900 persone, e la questione degli sbarchi è stata discussa a più riprese dall’Unione Europea, senza che i paesi membri abbiano trovato un accordo sulle quote.
Eppure i dati ci dicono che l’immigrazione rappresenta una risorsa: lo raccontiamo quotidianamente nel nostro Giornale Radio. La ricerca dell’Università La Sapienza che dimostra come il lavoro degli immigrati ha salvato la manifattura italiana dalle conseguenze negative dell’introduzione dell’euro, facendo crescere il settore industriale fino al 19%; o i dati Istat che spiegano come i lavoratori stranieri abbiano arricchito le casse dello Stato di oltre 123 miliardi di euro, solo per citare due esempi emersi nell’ultima settimana.
Sarebbe miope discutere di immigrazione senza aprire gli occhi sul mondo e sulle aree di crisi da cui le persone fuggono: guerre, dittature, repressioni persecuzioni, carestie. Per leggere il fenomeno migratorio è necessario conoscere e comprendere gli avvenimenti che accadono in molte parti del mondo. In una recente apparizione televisiva Emma Bonino lo ha sintetizzato in poche semplici parole: “Pretendiamo di decidere le sorti del mondo, ma non vogliamo capire e vedere quello che succede intorno a noi. Così ci stupiamo di fenomeni come l’Isis, senza saperne nulla”.
E’ l’Europa degli egoismi che prende il sopravvento su quella della solidarietà.  Ma se la priorità non è più quella di salvare delle vite umane e di garantire un’esistenza dignitosa alle persone, si alimentano divisioni e razzismi.
Quello dell’accoglienza è un tema che si intreccia con la politica e la cronaca di questi giorni: l’inchiesta di Mafia Capitale ha svelato un sistema di avidità e sfruttamento di chi si arricchisce sulla pelle degli ultimi.
Approcciare alla questione immigrazione significa dunque sgombrare il campo dalle ipocrisie e dalle speculazioni elettorali. Le stesse che colpiscono la comunità rom, figlia di pregiudizi sempre più radicati e di un razzismo quanto mai trasversale.
I dati dell’associazione 21 luglio però ci dicono che a vivere nei campi sono 1 su 5 dei circa 180 mila rom e sinti presenti in Italia. Gli altri (4 su 5) vivono in regolari abitazioni, studiano, lavorano e conducono un’esistenza normale.
Le soluzioni dunque, vanno ricercate nelle politiche che favoriscono l’integrazione, non le “ruspe” invocate a più riprese da alcuni politici.
Dove le ruspe sono arrivate davvero, come un mese fa nell’insediamento di Ponte Mammolo a Roma, 400 persone hanno perso tutto, lasciando la propria vita in un cumulo di macerie, come raccontato nel reportage di Andrea Cardoni.
Non si possono cancellare le persone, né tantomeno tentare di risolvere i problemi senza confrontarsi con la realtà dei fatti, le esigenze delle persone ed il diritto internazionale.
Cercando di capire che la realtà è molto più complessa di come spesso viene raccontata.