I morti in miniera e quelli in fondo al mare

di Ivano Maiorella

Sepolti vivi. La falsa coscienza della tecnocrazia al potere non ha tempo da perdere, e non si volta nemmeno a guardarli. E la politica, e la diplomazia internazionale? L’esplosione della miniera di Soma riguarda tutti, non soltanto la Turchia.

Le associazioni dei lavoratori chiedono di non barattare la sicurezza con profitto e privatizzazioni, la Turchia è il primo paese europee per incidenti sul lavoro. Europeo? La Turchia è rimasta in bilico, un piede dentro e uno fuori.

La diplomazia e la politica c’entrano eccome: è stato un errore lasciare questo paese al di là del muro. Le vittime accertate sono 280 ma il numero continua a crescere. Le normative sulla sicurezza sono assenti e i minatori vengono assoldati in nero, non esistono.

Se si continua a scavare in miniera si arriva al mare e i corpi hanno raggiunto altri corpi. Quelli della carneficina di tre giorni fa, tra Libia e Italia. Quelli della strage del 3 ottobre, a largo dell’Isola dei conigli, 366 persone annegate e fatte riaffiorare a pelo d’acqua grazie ad un video pubblicato in esclusiva da Repubblica. Immagini crude e vergognose, che fanno piangere e che tutti dovrebbero vedere.

L’Italia è la rotta preferita dai barconi della morte eppure il grido delle associazioni è ancora inascoltato: aprire un canale umanitario lungo il Mediterraneo. Il popolo del sottosuolo non ce la fa più. La politica deve ascoltare.